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Anche l’Hellas Verona passa agli americani

Il Verona del presidente Setti è in procinto di essere acquisito da un fondo di investimento americano

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Con l’acquisto oramai prossimo dell’Hellas Verona da parte del fondo di investimento texano Presidio Investors la maggioranza dei club di Serie A sarà in mani straniere.

La società attualmente guidata dal presidente Maurizio Setti sarà infatti l’undicesima, su venti, ad essere controllata da una proprietà non italiana.

Le proprietà straniere in serie A

I gialloblu si aggiungeranno ad una folta schiera di club della massima serie, quasi tutti a guida statunitense: l’Inter è controllata dal fondo americano Oaktree (subentrato alla famiglia Zhang), il Milan è guidato dal fondo RedBird dell’imprenditore di Filadelfia Jerry Cardinale, l’Atalanta è nelle mani di Stephen Pagliuca (comproprietario anche dei Bolton Celtics), la Fiorentina è stata acquistata nel 2019 dall’imprenditore naturalizzato statunitense Rocco Commisso; un altro imprenditore americano, Kyle Krause, possiede il Parma, la Roma appartiene al Friedkin Group del californiano Dan Friedkin, il Venezia alla società americana VFC Newco 2020 LLC, il Bologna è guidato dal canadese Joey Saputo, il Como è di proprietà della ricchissima famiglia indonesiana degli Hartono e a fine 2024 anche il Genoa, acquistato dall’imprenditore rumeno Dan Sucu, è passato in mani straniere.

Il calcio italiano attrattore di investimenti stranieri

Ma perché imprenditori e fondi stranieri investono sempre più frequentemente nel calcio italiano ?

Fondi americani

In qualche caso, come ad esempio per l’italo-americano Rocco Commisso, si può trattare di motivazioni anche affettive, come può avere un certo peso anche la rilevanza “storica” che il calcio italiano nonostante la sua crisi ha ancora all’estero, soprattutto oltreoceano, ma è ovvio che la motivazione più importante è di carattere economico-imprenditoriale: i club italiani hanno costi di acquisizione che sono decisamente minori rispetto a quelli dei principali competitors (soprattutto quelli della Premier League) e in molti casi presentano ottime potenzialità di sviluppo e dunque di incremento del valore degli assets aziendali e dell’ammontare dei guadagni.

E’ chiaro che gli investitori devono poi essere in grado di gestire i club in maniera efficiente per sfruttare tali potenzialità, cosa che nella realtà a volte non avviene per la scarsa conoscenza che le nuove dirigenze hanno del mondo del calcio e per la loro tendenza ad affidarsi a personaggi scelti più per la loro fama di ex calciatori che per le effettive capacità calcistico-manageriali.

Il rischio, in questi casi, non è solo quello di non raggiungere gli obiettivi prefissati, ma anche quello di sprecare risorse finanziarie e quindi addirittura peggiorare la situazione della società, sia tecnica che finanziaria.

I tifosi del Verona si augurano ovviamente che non sia il caso del loro club.

Il Verona di Setti

Gli scaligeri sono guidati dal 2012 dal presidente Maurizio Setti, ex calciatore dilettante che si è affermato come imprenditore gestendo aziende in vari settori, ma attivo prevalentemente in quello dell’abbigliamento e del Made in Italy. E proprio la diffusione del Made in Italy nel mondo ha rappresentato e rappresenta il punto di forza delle aziende di Setti, che hanno numerosi punti vendita in Francia, Germania, Olanda, Grecia e Cina.

Maurizio Setti

Maurizio Setti

Per la verità sull’acquisizione del club gialloblu c’è stata all’epoca più di un’ombra: gli intrecci finanziari tra Setti e l’imprenditore Gabriele Volpi, già proprietario dello Spezia, hanno fatto pensare che il vero proprietario del Verona fosse proprio Volpi. La stessa FIGC ha aperto un’inchiesta, poi archiviata, e il rapporto tra i due imprenditori ha avuto anche strascichi giudiziari per il mancato rimborso di un maxi prestito da parte di Setti.

Ad ogni modo, aldilà delle polemiche e degli strascichi giudiziari Setti in dodici anni di presidenza ha fatto raggiungere al Verona risultati sportivi solo discreti: subito la promozione in Serie A seguita da due buoni campionati, impreziositi dalle reti del bomber Luca Toni e dal debutto del futuro centrocampista azzurro Jorginho. Poi però la retrocessione ed una continua altalena tra A e B fino alla promozione del 2019.

D’altra parte Setti nella sua gestione ha sempre cercato di privilegiare l’aspetto economico. “Il risultato sportivo verrà sempre dopo l’equilibrio di bilancio, meglio in Serie B sani che restare in A e fallire” ha dichiarato più volte il presidente scaligero. Ed in effetti in passato è stato proprio il “paracadute finanziario” assicurato a chi retrocede in Serie B a salvare il Verona.

Negli ultimi anni però la situazione economica del club è migliorata, anche grazie ad una gestione improntata alla scoperta, valorizzazione e successiva cessione di calciatori semi-sconosciuti, gestione per la quale grande merito va dato al DS del club Sean Sogliano.

Il DS Sean Sogliano

Il DS Sean Sogliano

Il bilancio al 30 giugno 2024 si è chiuso con un utile di 3,9 milioni di euro, in deciso miglioramento rispetto alla perdita di 11,7 milioni del precedente esercizio. L’utile di bilancio è stato determinato essenzialmente dall’aumento dei ricavi, arrivati a 115 milioni di euro (di cui 45,4 per le plusvalenze generate dalle cessioni e 38,4 dai diritti televisivi). Decisiva in questo senso è stata la “stabilizzazione” della presenza del Verona in Serie A, in cui gli scaligeri stanno disputando il sesto campionato consecutivo.

Su queste basi Setti ha affrontato la complessa trattativa per la cessione del Verona al fondo di investimento texano Presidio Investors, che acquisirà il club (dopo la firma del contratto preliminare è imminente il closing tra le parti) per una cifra che dovrebbe essere compresa tra i 120 e i 130 milioni di euro, incluso l’indebitamento.

Le prospettive del Verona Americano

Il fondo Presidio investe prevalentemente nelle piccole e medie imprese, con l’intenzione di valorizzarle nel medio-lungo periodo e poi rivenderle, e il Verona rappresenta la prima volta nel mondo del calcio per il gruppo statunitense.

La proprietà americana, finanziariamente molto più solida di quella attuale, potrebbe consentire al club scaligero di puntare su calciatori di livello più elevato da mantenere in squadra per più tempo, fino alla loro completa valorizzazione; questa politica consentirebbe di ottenere sempre nuove plusvalenze, casomai anche di livello più elevato, ma nello stesso tempo darebbe al club la possibilità di alzare l’asticella dei risultati sportivi.

E’ chiaro però che per fare un salto di qualità duraturo il player trading, che comporta comunque notevoli rischi, non sarebbe sufficiente. Nel calcio attuale uno strumento fondamentale per creare ricchezza ed attrarre investimenti è il patrimonio immobiliare della società, e dunque diviene centrale la questione stadio di proprietà.

E sembra che la Presidio Investors guardi con grande interesse proprio a questa ipotesi, anche in considerazione del fatto che il Comune pare disponibile a favorire l’attuazione di un progetto, peraltro già esistente, per la realizzazione di un impianto avveniristico all’avanguardia.