Napoli – Milan è in archivio ma bisogna iniziare dalla fine in molti casi per capire cosa sia successo.
La fine che in questo caso è relativa solo a questa prima parte di stagione.
In molti continuano a chiedere ad Antonio Conte del primato e dello scudetto. Lo fanno quasi non lo conoscessero.
Il tecnico è una persona pratica, seria, parla il giusto, il necessario.
Ha lavorato e giocato tra gli altri con questi tecnici: Eugenio Fascetti, Carlo Mazzone, Marcello Lippi e Carlo Ancelotti.
Che scuola!
Un misto di sapienza calcistica, di ricerca del gioco adattato ai propri giocatori senza dimenticare di valorizzarli. E poi per tutti la formazione del gruppo, del noi.
La partita del Meazza
Ieri sera Antonio Conte tra le tante cose ha detto: “Nessuno si nasconde, vediamo realisticamente quello che stiamo facendo dopo 10 giornate. Ed è qualcosa di inaspettato anche da parte del più folle. Ma rimaniamo umili, andiamo partita per partita”.
E non ha finito qui: “Ho le spalle larghe, le responsabilità me le hanno sempre date a prescindere, ho un nome, una carriera, qualcosa penso di aver fatto”.

Romelu Lukaku parla con Antonio Conte in un momento di stasi della gara di San Siro
Qualcuno però insisteva sull’obiettivo che si è prefisso questo nuovo Napoli perché si tratta di una squadra totalmente diversa anche se vi giocano alcuni tra i campioni d’Italia dell’altr’anno.
Ed allora eccolo: “Ma ogni club sa qual è il suo obiettivo: tornare in Europa perché dopo 14 anni, questa è la prima volta senza coppe. Se entriamo dalla porta principale è tanto di guadagnato. Ma partiamo di rincorsa, perché l’anno scorso siamo finiti a 41 punti dall’Inter: però vogliamo che i nostri tifosi sognino”.
Il Napoli non è tra le squadre favorite per la corsa allo scudetto. L’hanno detto in tanti, anche se oggi dicono il contrario. L’analisi non è scaramantica né atta a nascondersi.
La ragione sta proprio in quei 41 punti dello scorso campionato. Non si ricostruisce per caso né così rapidamente senza una base. Si può fare bene, si può pensare di migliorare partita per partita. Si può sperare anche in qualche colpo favorevole, la buona sorte è sempre ben accetta.
Ma se gli avversari sono più attrezzati, hanno investito pesantemente sul mercato, in alcuni casi soldi che da bilancio non avrebbero, e poi hanno il cosiddetto blasone che in Italia fa punteggio allora non si può essere indicati come i favoriti.
Oggi il Napoli con i suoi 25 punti è una sorpresa come lo sono Lazio, Fiorentina e Udinese di cui si dovrebbe parlare di più.

Chi voleva zittire il georgiano dopo lo splendido gol a San Siro?
La partita del Meazza ha mostrato solo come una squadra possa credere nei suoi mezzi. Come un allenatore possa aver ricostruito la fiducia in alcuni giocatori che sembravano averla smarrita.
Chi non ha pensato che Kvaratskhelia avesse una sorta di maleficio a San Siro quando nei primi minuiti, prima del gol di Lukaku, è stato capace di tirare quasi a colpo sicuro e beccare proprio il compagno?
Ebbene non è andata così perché poi il georgiano si è rifatto con gli interessi mettendo a segno una rete fantastica che ha illuminato una prestazione che avrebbe stentato ad essere classificata come sufficiente.
Questi sono segnali. Sono i segnali che tutti ci credono quando scendono in campo. Che partono sin dal raduno nella convinzione di poter vincere. Poi non sarà sempre così. Ci saranno momenti difficili, partite in cui alcune cose non ti riescono. Avversari motivi e in giornata che ti creeranno difficoltà.
Conte lo ripete di continuo. Ogni vittoria serve a mettere fieno in cascina per affrontare l’imminente inverno al meglio possibile.

Lele Oriali a bordo campo protesta con garbo nei confronti dell’arbitro
Lele Oriali e lo staff di Antonio Conte
C’è però un altro aspetto di cui si parla poco e che invece meriterebbe uno spazio importante.
Ci riferiamo alla presenza silenziosa ma determinante di Lele Oriali. Intendiamoci è tutto lo staff che va messo in evidenza e lo faremo. Oggi però è il turno del campione del mondo del ’82. Per ragioni di carta d’identità si può dire che ne abbiamo potuto ammirare l’essenzialità in campo e nello spogliatoio sia nell’Inter che nella nazionale. Bearzot ne fece uno dei suoi titolari in un ruolo delicato e fondamentale.
Di lui Antonio Conte ha detto cose molto belle ma soprattutto vere.
“Ho avuto il piacere e la fortuna quando ero CT. Fu Tavecchio a propormelo visto che non avevo una scelta mia. Parlai con Lele dieci minuti e sinceramente mi convinse subito. È una persona seria e a modo, uno che parla poco ma si fa capire. Nella gestione del rapporto con i calciatori è il top, è stato un grande dirigente e percepisce tante situazioni. Avere gli occhi di Lele oltre che i miei è veramente molto importante. Inoltre è molto apprezzato dai calciatori perché si fa voler bene: non è tenero ma è giusto e quando sei giusto ti fai rispettare sempre”.
La ricetta di Conte per la ricostruzione di una Napoli da vertice è stata sin dal primo momento questa: la ricerca, l’affiancamento di persone conosciute, sperimentate che dessero all’ambiente, al gruppo quello che è mancato nella scorsa stagione.
Il lavoro è appena iniziato nel frattempo, come dice il tecnico, è giusto che il pubblico, i tifosi, i napoletani tutti si godano il momento.