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Corea del Nord e Russia, alleanza pericolosa

La presenza delle truppe della Corea del Nord in territorio russo parrebbe preannunciare una pericolosa e imminente svolta nel conflitto in Ucraina

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L‘invasione della Russia in territorio Ucraino è, ufficialmente, cominciata ormai da oltre due anni, anche se il conflitto tra i due Paesi è già in corso da più di dieci anni, come attesta la questione del controllo della Crimea che ha coinvolto dal 2014 la Russia e l’Ucraina. La guerra però potrebbe avviarsi presto verso nuovi sviluppi, dopo uno stato di ristagno prolungato, a causa della presenza di truppe della Corea del Nord in territorio Russo.

I rapporti che la Russia stava coltivando con Paesi esterni all’Unione Europea e alla Nato avevano, infatti, allarmato da tempo molti esperti che temevano un allargamento dello scontro russo-ucraino, come poi effettivamente si è verificato nel 2022.

Solo qualche giorno prima dell’inizio dell’invasione del 22 febbraio, infatti, durante la cerimonia di apertura delle 24esime Olimpiadi Invernali a Pechino, la tv di Stato cinese ha ripreso il Presidente russo Vladimir Putin accanto al Presidente cinese Xi Jinping dopo che la stessa mattina, in conclusione di un lungo incontro, i due avevano siglato un accordo di 30 anni per la fornitura di gas alla Cina. Questo accordo, a posteriori, potrebbe essere visto come un’operazione strategicamente condotta con l’obiettivo di ovviare alle conseguenze economiche della futura interruzione delle stesse forniture all’Europa, evidentemente già previste da Putin come probabile conseguenza del suo attacco.

Interessanti da osservare per un’analisi della rete strategica di rapporti con Paesi esterni all’Europa costruita dalla Russia in una possibile previsione dell’invasione dell’Ucraina, i progetti di collaborazione con l’Egitto: la costruzione della centrale nucleare russa di Al-Dabaa, la realizzazione di una zona industriale russa nell’area economica del canale di Suez e la scelta dell’utilizzo del vaccino Sputnik in Egitto.

Altro episodio che ha allarmato gli osservatori è stato l’incontro a Teheran tra il Ministro degli Esteri russo Lavrov e il Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran Hassan Rouhani, occasione in cui quest’ultimo ha espresso il desiderio di favorire l’espansione di una cooperazione regionale con la Russia in Syria, Afghanistan e Yemen per aiutare a rafforzare la stabilità dei territori e combattere l’intervento americano, in cui rientra anche l’implementazione di azioni volte alla cooperazione militare e alla difesa.

Sono stati molteplici negli ultimi anni, inoltre, i rapporti intessuti dalla Russia anche con la Corea del Nord. Infatti ne è esemplare la lettera che il Presidente Putin ha inviato al Presidente nord coreano Kim Jong-Un quando la guerra in Ucraina era già in atto da sei mesi, in cui viene affermato che i due Paesi “amplieranno le relazioni bilaterali globali e costruttive attraverso sforzi comuni” puntando a rafforzare la stabilità della penisola coreana.

Amaramente bisogna guardare a questo ultimo esempio come un’avvisaglia di qualcosa di più grande e potenzialmente pericoloso che era già in costruzione. Infatti, a distanza di due anni dall’inizio dell’invasione russa e dalla lettera al Presidente nord coreano, il mese scorso il Pentagono ha annunciato il dispiegamento di ben 10.000 soldati nordcoreani, inizialmente stimati come 3.000, nella Russia orientale con fini di addestramento.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Interfax, il Ministro Serghei Lavrov, in un incontro a Mosca con la sua omologa nordcoreana Choe Son Hui, ha dichiarato essere molto stretti i rapporti tra i due Paesi, il che permette di “risolvere problemi significativi e importanti per la sicurezza” dei due popoli.

In questo stesso incontro la Ministra degli Esteri nordcoreana, secondo quanto riportato dall’agenzia russa Tass, ha affermato che la Corea del Nord è “fermamente accanto ai suoi compagni russi” e che “non ha alcun dubbio” della “grande vittoria” che la Russia riscontrerà in Ucraina. Appare allarmante, inoltre, come Choe Son Hui abbia anche denunciato le minacce e i piani di attacchi nucleari messi a punto dagli Usa e dalla Corea del Sud.

Con queste azioni la Corea del Nord sta andando controcorrente rispetto alla sua usuale scelta di rimanere chiusa tra i propri confini, che ha portato il resto del mondo a definirla paese eremita, decidendo invece di esporsi in un conflitto militare straniero, che risulterebbe essere il primo evento di guerra reale in cui partecipano le truppe nordcoreane dal 1953, ovvero la fine della Guerra di Corea.

Si sospetta e si teme a questo punto un possibile intervento ufficiale delle truppe dispiegate in Russia nel conflitto tra quest’ultima e l’Ucraina. È stato, del resto, confermato dal fronte ucraino che “le prime truppe nordcoreane sono già finite sotto il fuoco ucraino a Kursk“. Inoltre, l’esercito dell’Ucraina ha già avuto un primo ingaggio con i soldati nordcoreani “su piccola scala” (non sono stati specificati però luogo e entità esatta dello scontro), secondo quanto ha riportato il Ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov lunedì all’emittente sudcoreana Kbs. Nei prossimi giorni si prevede che vengano schierate altre cinque unità di 3.000 soldati l’una.

Nelle stesse ore il Cremlino, tramite il suo portavoce Dmitry Peskov, accusa a sua volta Kiev di voler coinvolgere Seul nel conflitto, denunciando la possibilità che la Corea del Sud fornisca armi letali all’Ucraina, mentre ha deciso di non commentare le accuse del Pentagono sulla presenza di soldati nordcoreani nei confini Russi in quanto “tutti i rappresentanti degli Stati Uniti che ne parlano aggiungono sempre di non avere una conferma definitiva“.

Purtroppo questo parrebbe preannunciare un’imminente partecipazione ufficiale di Pyongyang alla guerra tra Russia ed Ucraina, in un allargamento vertiginoso del conflitto.

Ma tra tutte le evoluzioni che si sono verificate, un altro cambiamento avvenuto oltreoceano potrebbe influenzare l’evoluzione o la fine di questa guerra: l’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump.

Il neo presidente ha ripetuto, infatti, più volte nel corso della sua campagna elettorale che una volta eletto avrebbe fatto sì – tramite i suoi rapporti pregressi con altri “uomini forti”, come li ha definiti, tra cui rientrerebbero anche il Presidente Vladimir Putin e il Presidente Kim Jong Un – che le guerre in corso si fermino.

Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha già espresso il suo desiderio, al seguito della vittoria ufficiale di Trump, di sedersi e parlare direttamente con il neo presidente per “capire come affrontare questa minaccia collettivamente, che è una minaccia all’Alleanza Transatlantica e all’Indo Pacifico”. La Nato ha, infatti, fermamente condannato la decisione dei leader della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Democratica di Corea e chiede di conseguenza alla Russia di tornare a rispettare gli obblighi internazionali.

Nel frattempo anche i ministri degli Esteri di Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea hanno espresso grande preoccupazione per questo potenziale inasprimento della situazione che “segnerebbe una pericolosa espansione del conflitto, con gravi conseguenze per la pace e la sicurezza europea e dell’Indo-Pacifico e un’ulteriore violazione del diritto internazionale e dei principi dell’Onu“.

La cooperazione tra i due Paesi sembra però continuare a rafforzarsi con le affermazioni della Russia del 26 settembre che ritiene “fuori discussione” la denuclearizzazione della Corea del Nord e con la nuova legge firmata ieri sera che ratifica il Trattato di partenariato strategico globale tra la Russia e la Corea del Nord, siglato già il 19 giugno, che sostituisce il Trattato fondamentale di amicizia, buon vicinato e cooperazione del febbraio del 2000.