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Cosa succede al calcio italiano

Una lunga serie di insuccessi con un unico comune denominatore la gestione della federazione non all’altezza della situazione

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Polemiche, giudizi frammentari e spesso stroncanti e l’avventura europea della nostra nazionale è finita prima di quanto si sperava. Ci si aspettava di più e meglio da questi europei tedeschi vuoi per il blasone della nostra nazionale e soprattutto per la presenza in panchina di Luciano Spalletti.

Ci si aspettava di rivivere un “estate italiana” forse anche qualche notte magica: era più una speranza che un realistico risultato alla portata di un gruppo di giocatori che al contrario avevano poco da dare e forse poca voglia di mettere in campo quanto serviva per ottenere un risultato migliore.

La sconfitta con la Svizzera, nazionale che negli ultimi vent’anni abbiamo battuto solo due volte in otto confronti, ha evidenziato uno stato generale del nostro calcio preoccupante. Spalletti non poteva essere la panacea e se ha commesso degli errori (troppo duro e tranciante appare il fondo di Luigi Garlando sulla Gazzetta del dopo eliminazione) lo ha fatto perché ha tentato sin da subito, pur avendo poco tempo a disposizione, di dare una svolta al nostro modo di giocare. E lo ha fatto pur senza avere nessun vero fuoriclasse a disposizione ad eccezione di Donnarumma da portare nella rosa della sua nazionale. Sarebbe bastato probabilmente per esempio avere nella rosa gente come Bonucci, Chiellini, Berardi, Insigne ed Immobile per tentare di ripetere l’impresa riuscita a Mancini in Inghilterra.

Ed è poco credibile che Locatelli, Politano e Orsolini invocati da tanti, compreso Garlando, avrebbero modificato la sostanza della nostra partecipazione. Oggi e per lungo tempo comunque si discuterà sulle scelte del ct, sui cambiamenti di modulo tentati alla ricerca di un sistema di gioco credibile, sulla preparazione fisica e sulle facce dei suoi giocatori che non hanno mai ispirato molto fiducia durante tutta la trasferta tedesca.

gabriele gravina

È credibile pensare invece che il nostro movimento calcistico ha delle profonde crepe che si vanno allargando anno dopo anno.

I veri responsabili non possono essere ricercati negli ultimi arrivati ma bisogna guardare altrove. La Federazione ha vivacchiato sulla vittoria in Inghilterra, Gravina ed i suoi più stretti collaboratori dovrebbero porsi domande e adottare correttivi per invertire la tendenza. A parte la vittoria in Inghilterra, che a questo punto sarebbe giusto considerare casuale, la nostra nazionale non brilla da molto nelle competizioni internazionali. È dal 2008 che tra europei e mondiali, fatta eccezione come detto del 2021, gli azzurri deludono, non si qualificano o vengono sconfitti chiaramente da avversari che una volta non creavano problemi.

Insomma una successione di esiti negativi con al comando della Federazione prima Giancarlo Abete poi Carlo Tavecchio ed infine Gabriele Gravina (tralasciamo brevi interim di Luca Pancalli e Roberto Fabbricini). Ed in panchina ecco la sequenza: Roberto Donadoni, Marcello Lippi, Cesare Prandelli, Antonio Conte, Giampiero Ventura (breve interim di Luigi Di Biagio) ed infine Roberto Mancini.

È la colpa del naufragio tedesco sarebbe di Luciano Spalletti?