De Luca, la Corte Costituzionale boccia il terzo mandato

Dopo una camera di consiglio di quasi quattro ore la Corte Costituzionale ha deciso: Vincenzo De Luca non potrà ricandidarsi alla presidenza della Regione Campania.

Come è noto, nello scorso novembre il Consiglio Regionale della Campania approvando la nuova legge elettorale aveva stabilito che il computo dei (due) mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge”, permettendo così di fatto a De Luca di ricandidarsi per il terzo mandato. La Presidenza del Consiglio aveva però impugnato la norma dinanzi alla Consulta, che si è appunto espressa ieri accogliendo il ricorso.

Il Comunicato della Consulta

Le motivazioni della sentenza saranno depositate nei prossimi giorni, ma intanto quanto comunicato dalla Corte Costituzionale è molto chiaro: “il legislatore campano ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo posto dal legislatore statale con la legge numero 165 del 2004, così violando l’articolo 122, primo comma, della Costituzione, che attribuisce al legislatore regionale il compito di disciplinare, tra l’altro, le ipotesi di ineleggibilità del presidente della Giunta regionale nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica”. In sostanza, l’escamotage della legge regionale campana che consentiva la ricandidabilità di de Luca è illegittimo.

Vincenzo De Luca

Secondo la Consulta, pur essendo la materia elettorale concorrente tra Stato e Regioni, prevalgono i principi generali fissati a livello nazionale, e dunque la legge 165/2004 che stabilisce il limite del secondo mandato è da considerarsi “autoapplicativa” indipendentemente dalla data di recepimento a livello regionale.

Chiaramente, il pronunciamento della Corte rende improponibile anche la ricandidatura del leghista Luca Zaia in Veneto (che peraltro è già al suo terzo mandato).

La replica di de Luca e i possibili scenari

La replica di De Luca è stata, come sempre, caustica: “Accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti”.

Aldilà delle colorite dichiarazioni di De Luca, è chiaro che ora per le prossime elezioni regionali si aprono nuovi scenari.

Il Governatore uscente, in netto contrasto con la segreteria nazionale del PD, gode di notevole popolarità e può giovarsi del supporto di molti dei colleghi di partito a livello regionale, per cui nonostante sia rimasto fuori dai giochi per la candidatura diretta potrebbe avere voce in capitolo sull’individuazione del prossimo candidato alla presidenza.

Elly Schlein e Giuseppe Conte

Al momento lo scenario sembra essere quello di un possibile asse tra PD e M5S (che è molto forte in Campania) per la candidatura dell’ex presidente della Camera Roberto Fico, con prima alternativa l’ex ministro contiano Sergio Costa.

Si tratterà ora di capire se e come Vincenzo De Luca intenderà scendere in campo, ovviamente non come candidato diretto, per far valere comunque il proprio peso politico ed elettorale.

Sull’altro fronte, il centrodestra probabilmente avrebbe tratto maggiori vantaggi dalla ricandidatura di De Luca e dalla conseguente sua corsa separata rispetto al PD, dal momento che la spaccatura dello schieramento di centrosinistra tra la potenziale “lista De Luca” e l’alleanza PD-5 Stelle avrebbe fatto crescere le possibilità di vittoria del candidato di centrodestra (si ricorda che alle regionali non è previsto il ballottaggio.

Ma tant’è, la consulta ha deciso di accogliere il ricorso del Governo invocando, con le parole in udienza pubblica del relatore Giovanni Pitruzzella, un principio generale di democrazia che vale “per tutte le regioni a statuto ordinario”.

Il caso Trento

E per le regioni a statuto speciale e le province autonome?

Nelle stesse ore in cui si teneva l’udienza pubblica relativa all’impugnativa della legge regionale campana, nella provincia autonoma di Trento andava in porto il blitz di due consiglieri di FdI che hanno votato con la Lega per permettere al leghista Maurizio Fugatti di ricandidarsi alla presidenza per la terza volta.

Il governo guidato da Giorgia Meloni impugnerà anche questa legge, approvata su iniziativa di un partito alleato e addirittura con l’appoggio di due consiglieri appartenenti allo stesso partito di Giorgia Meloni ?

Per coerenza la risposta dovrebbe essere affermativa, così da far estendere dalla Consulta il principio del limite dei due mandati oltre le regioni a statuto ordinario, ma come si sa le vie della politica (e delle “conversioni a U”) sono infinite e dunque staremo a vedere.

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