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La guerra e la globalizzazione delle risorse

In un momento in cui lo sguardo occidentale è rivolto sugli sviluppi della guerra in Medio Oriente, la Russia continua la sua di guerra, costruendo una rete di scambi di risorse

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L’Unione Europea non sarebbe un ostacolo insuperabile. Cosa può dissuaderla? Il deterrente è una Unione con adeguate capacità militari che soltanto una vera Difesa comune può assicurare. Garantendo al contempo un forte mantenimento dell’Alleanza Atlantica, perché, in piena complementarietà, ne verrebbe rafforzata la Nato” sono le parole pronunciate oggi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al vertice Arraiolos di Cracovia in merito al pericolo rappresentato dalla Russia.

Infatti mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra a Gaza (che ormai si è estesa anche oltre i suoi confini), la Russia continua a mietere vittime in Ucraina, contando stesso oggi quattro vittime, tra cui un adolescente, e dieci feriti colpiti con missili balistici ad Odessa.

Tramite la distrazione dell’occidente, la Russia può agire liberamente, provocando morte e distruzione, persino stringendo accordi con altri Paesi. Infatti secondo il sito di news di Seul Daily Nk, la Corea del Nord si è prefissata di aumentare la produzione e l’export di armi per soddisfare le richieste militari da parte della Russia. Secondo una fonte situata nel Paese eremita, il ministero della Difesa avrebbe “iniziato ad attuare il rafforzamento della cooperazione con la Russia, assicurando in modo rapido la quantità totale dell’export di munizioni.

Non solo. Secondo il quotidiano libanese Nahar, ci sarebbero dei contatti tra la Russia ed Hezbollah. Questi contatti starebbero avvenendo sotto forma di droni inviati da Mosca all’organizzazione terroristica e di esperti che starebbero addestrando i miliziani sciiti ad utilizzare questi materiali.

È fondamentale quindi notare, in un momento storico così delicato, quanto i conflitti sembrerebbero incastrarsi in una rete di fonti e risorse, andando persino a trovare l’appoggio di Paesi estranei al conflitto diretto, ma che sono ormai da decenni oppositori dei valori Occidentali.