“Hanno ucciso l’uomo ragno”, la serie tv diretta da Sidney Sibilia che narra, come riportato nello stesso sottotitolo, la leggendaria storia degli 883, avrà un seguito. E’ stato lo stesso regista, mente degli 8 episodi della prima stagione assieme ad Alice Filippi e Francesco Ebbasta (Francesco Capaldo), a rassicurare i tanti fan di quella che un tempo si sarebbe definita fiction. Senza spoilerare nulla, la conclusione dell’ultimo episodio, d’altronde, è stata più che mai aperta, e sono ancora tante le canzoni da rivivere e gli spunti da approfondire riguardo il periodo che va dalla scrittura del secondo album del duo di Pavia, con cui si chiude il finale di stagione, all’addio di Mauro Repetto a Max Pezzali nella primavera del 1994.

Gli attori Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli nei panni di Pezzali e Repetto
Gli 883 simbolo di un decennio e di intere generazioni
Analizzando i dati di ascolto e il riscontro anche social che “Hanno ucciso l’uomo ragno” può vantare sin dalla messa in onda delle prime puntate l’11 ottobre scorso, non stupisce, e non può stupire, il grande successo che questa serie ha avuto. Intere generazioni, soprattutto quelle nate tra la seconda metà degli anni Settanta e la prima dei Novanta, sono sostanzialmente cresciute con le canzoni degli 883 prima e di Max Pezzali poi. Al di là del discorso prettamente musicale, quello che ha fatto amare e che farà amare per sempre Max e Mauro da milioni di persone è fondamentalmente ciò che questi due artisti rappresentano, ovverosia il fatto che i sogni possono diventare realtà.
“Hanno ucciso l’Uomo Ragno” e la voglia di non smettere di sognare
E, in fondo, è proprio questo che la serie racconta, la storia di due ragazzi di provincia che si conoscono sui banchi di scuola e che riescono a realizzare le loro aspirazioni. Si dice che uno su mille ce la fa, e loro sono sicuramente quell’uno, ma vedere raccontate le storie di quell’uno fa bene anche a tutti coloro i quali fanno parte dei restanti 999 che i propri sogni non li hanno realizzati, perché non ce l’hanno fatta, perché non hanno avuto proprio il coraggio di provarci, o perché mentre ci stavano provando il bisogno di uno stipendio sicuro glieli ha fatti accantonare.

Max Pezzali e Mauro repetto nei primi anni Novanta
Siamo tutti eroi romantici tra “Come mai” e la “Jolly Blu”
Chi di noi, pensandoci, non ha un amico dai tempi di scuola che continua ad essere tra le migliori amicizie che la vita gli ha dato. Chi di noi non è mai stato innamorato di una ragazza impossibile da raggiungere per la quale avrebbe voluto scrivere “Come mai”. Chi di noi non ha mai empatizzato con Peter Parker, il più sfigato ma anche il più umano tra i supereroi. Chi di noi non ha avuto un luogo di ritrovo con gli amici come la “Jolly Blu” di Pavia. La forza degli 883 è stata proprio questa: il raccontare con un linguaggio semplice e diretto storie in cui tutti, ma proprio tutti, possono riconoscersi e rivedere le proprie vite messe in testi.
La bravura degli attori e il potere dei ricordi
Quindi, oltre che per la grande bravura degli attori, da Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, da Ludovica Barbarito a Edoardo Ferrario e a tutti gli altri membri del cast, il successo di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” è dato proprio da questo, dalla marea di ricordi che Max e Mauro riportano alla luce in ognuno di noi, legati sia alle nostre singole vite che, più in generale, a un momento storico in cui forse la vita era più semplice.
Perché, la verità, è che Max e Mauro sono tutti noi e tutti noi siamo Max e Mauro.