Quattordici punti per il Napoli sulla quinta in classifica che potrebbero restare tali o diventare undici o tredici per effetto del recupero Atalanta – Juventus previsto domani sera alle 20.45.
Questa la sintesi di come si presenta la classifica dei partenopei dopo la prima giornata del girone di ritorno.
Le “legnata” di Anguissa che abbatte definitivamente il Verona al Maradona
Ma il Napoli è primo in classifica!
È vero, i numeri sono quelli anche se l’Inter, vincendo i due recuperi che l’aspettano avrebbe due punti in più e quindi potenzialmente è lei la capolista.
Il tema di oggi però è un altro.
Molte voci convergono su una lotta a due proprio tra Inter e Napoli per la conquista dello scudetto escludendo l’Atalanta.
Lo fanno strumentalmente proprio in questa settimana che vede la squadra di Gasperini confrontarsi tra le mura amiche in due scontri diretti.
Il primo, come detto con la Juventus, ed il secondo sabato sera proprio con il Napoli.
Ed allora è giusto il nostro incipit, il Napoli ha programmato e sta seguendo il suo percorso per tornare in Europa possibilmente dalla porta principale che dà l’accesso alla Champions.
Discorso chiuso.
È inutile cercare di caricare il Napoli con tensioni, pressioni e ansia da risultato.
È inutile caricare la piazza con aspettative che solo pochi mesi fa, proprio le voci di dentro che oggi parlano, avevano escluso ritenendo che l’ingaggio di Antonio Conte doveva servire a riportare il Napoli in Europa anche se non in Champions.
È inutile ricordare che 7/8 titolari di questa squadra sono praticamente gli stessi che giocavano nella squadra di Spalletti che vinse il campionato.
Antonio Conte durante una partita mentre dà indicazioni a Kvara
Il Napoli di Conte è lontano parente di quello di Spalletti
La squadra azzurra che si presenta in campo oggi è una molto lontana parente di quella e si avvia ad esserlo ancora di più con l’uscita definitiva di Kvaratskhelia.
Nelle ultime partite, se le si guarda con attenzione, si noterà come il gioco sia totalmente diverso e come il 4-3-3 sia andato definitivamente in soffitta.
Antonio Conte ha approcciato al suo lavoro con il solito piglio.
Oggi abbiamo l’opportunità pratica di vedere gli effetti del suo lavoro se mettiamo a confronto le due partite giocate proprio con il Verona.
Che sensazioni procurò quella prima giornata, giocata in pieno mese di agosto, al Bentegodi con una sconfitta bruciante e pesante (3 a 0): scoramento, idea che neanche Conte potesse scuotere quella squadra, aspettativa di un possibile nuovo campionato mediocre.
Giovanni Di Lorenzo dopo la rete del vantaggio contro il Verona
Certo gli effetti del mercato non incisero su quella prestazione ed è proprio qui la diversità creata dall’allenatore. L’innesto immediato di tre nuovi arrivi, Buongiorno, McTominay e Lukaku diede inizio alla trasformazione della compagine.
Conte ha capito sin da subito che sarebbe stato controproducente cercare un cambio immediato ed ha lavorato per una modifica progressiva per arrivare ad una versione definitiva magari anche a fine campionato.
La conferma di quanto si va dicendo la fornisce proprio il tecnico che ieri sera in conferenza stampa post partita ha parlato di “dover dare fastidio”.
La costruzione o meglio la ricostruzione doveva partire dalla totale comprensione di cosa si era diventati, vedasi Verona, passare per le forche caudine di alti e bassi, raggiungere una stabilità di rendimento ed un equilibrio in campo con una coesione tra i reparti ed un gioco che prevedesse l’esaltazione delle qualità degli interpreti.7
Il funambolo brasiliano rinato a Napoli con la cura Conte
Il fattore Neres
Per sostenere questa tesi basta soffermarsi solo un momento sull’inserimento di David Neres.
Il funambolo brasiliano, rimesso in forma sapientemente con un lavoro in progressione, ha portato: fantasia, profondità, assist, velocità e capacita di mettersi a disposizione della squadra.
La decisione di Kvaratskhelia di andare via potrebbe essersi consolidata alla luce delle prestazioni di Neres?
Tutti si sono chiesti cosa avrebbe fatto Conte avendo a disposizione il brasiliano in queste condizioni, come avrebbe fatto a tenerlo fuori?
E visto che Politano dopo la cura Spalletti e la ripetizione con Conte ha capito che l’esterno deve necessariamente anche difendere, e lo sta facendo anche bene, rendendosi tanto utile da convincere l’allenatore a impiegarlo sempre quando a disposizione, chi sarebbe andato in panchina?
Antonio Conte e la sua professionalità
Certo Conte ha detto e continuerà a dire che è deluso di se stesso ma la realtà e che Kvara ha colto l’occasione che aspettava da tempo per fare le valigie e comprarne altre a Parigi per riempirle con il favoloso e forse irrinunciabile ingaggio che gli è stato offerto.
Oggi ci si chiede se il georgiano aveva legato con la città.
È una sciocchezza. I calciatori sono abituati, soprattutto oggi, a cambiare maglia. È difficile trovare quelli che si legano ad una squadra per tutta la loro carriera, non va più di moda e non ci sono sostanziosi rinnovi contrattuali che tengano.
Un classico atteggiamento grintoso dell’allenatore del Napoli
In conclusione il Napoli oggi è tornato ad essere una realtà.
Antonio Conte, se ce ne fosse stato bisogno, ha confermato la sua professionalità che risiede anche nel circondarsi di uno staff efficiente.
Aurelio De Laurentiis ha ripreso il comando nelle scelte economiche mettendo da parte quei pochi scrupoli sentimentali che gli erano stati più indotti che altro.
Il tifo ha compreso, sino a prova contraria, che il suo posto non è in cabina di comando ma è di fianco, serve di supporto e non può e non deve orientare le scelte della società.
Kvaratskhelia andrà a Parigi senza che proprio il suo pubblico di questi due anni e mezzo potrà salutarlo. Uscirà di scena dalla porta secondaria.
Il Napoli incasserà un’importante plusvalenza che potrà inserire nell’ingaggio di un giocatore più utile alle necessità dell’allenatore.
Dopo giugno De Laurentiis sistemerà anche la situazione Osimhen, riequilibrando i conti della società, e potendo investire ulteriormente per mettere in condizione Antonio Conte di passare dal dare fastidio ad un obiettivo più ambizioso.