Stasera riprende la Champions che il Napoli guarderà in televisione.
Si giocheranno le partite del 6 turno e forse arriveranno i primi verdetti.
Si diceva che Il Napoli starà a guardare ma lo farà con in mente l’obiettivo di ritornare presto in quella competizione che, diciamo la verità, manca ai napoletani.
Lo farà ancora con maggiore attenzione proprio dopo quanto accaduto domenica sera al Maradona.
La sconfitta con la Lazio è dura da digerire e le sconfitte generalmente non fanno bene ma possono diventare utili.
La ricostruzione del Napoli
La costruzione di una squadra credibile, equilibrata, forte in ogni reparto, consapevole della propria forza è un lavoro che merita rispetto e soprattutto esige il suo tempo ed i suoi intoppi.
La conferenza stampa post partita di Antonio Conte, iniziata proprio parlando di intoppo, ha ribadito ancora una volta che la strada intrapresa è quella giusta ma che non sono evitabili alcune défaillances.
In fonfo domenica sera il risultato più giusto sarebbe stato un pareggio a reti inviolate, invece è maturata una sconfitta che riguardando attentamente la partita lascia un po’ di amaro in bocca.
Diciamolo subito, contrariamente a quanto affermato dal tecnico della Lazio, Marco Baroni, la gara non è stata bella.
Le due squadre si sono affrontate in entrambe le fasi quasi fossero bloccate e con la prima intenzione che è stata quella di non prendere gol.
Come capita spesso in questi casi la differenza l’ha fatta un episodio, un contropiede conclusosi con un’evidente deviazione di Olivera che ha di fatto messo fuori causa Meret.
Detto in sintesi della partita, passiamo all’analisi di cosa potrà significare questa gara nella stagione del Napoli.
Alcune domande e qualche risposta
La prima osservazione da fare e che anche con la squadra dei titolari al completo la formazione mandata in campo da Antonio Conte non è riuscita ad avere la meglio sulla squadra laziale.
Cosa vuol dire questo?
Cosa dovrebbe indurre a pensare a tutti quelli che da giovedì hanno parlato, sentenziato, pontificato sulle scelte di Conte in occasione della gara di Coppa Italia?
Il calcio ha un fondamento sicuro nella sua episodicità.
L’essenza propria del gioco è l’imprevedibilità, quella che consente di tanto in tanto a Davide di battere Golia, quella che ti fa perdere una partita magari dominata nel gioco, quella che consente al più debole di mettere insieme un’azione isolata, uno sporadico contropiede, è vincere la partita.
La domanda che oggi, rispetto a queste osservazioni, ci dovremmo porre tutti, e se avessero giocato a Roma i titolari come sarebbe andata quella gara e poi di conseguenza quella di ieri sera come sarebbe stata?
Non ci sarà la controprova e quindi tutto rientrerà nei pensieri, quelli che sono leciti ma che molto spesso ti portano fuori strada.
Per restare con i piedi al loro posto bisogna umilmente fare ammenda e dire che quando Antonio Conte ha parlato di ricostruzione, anche quando si inanellavano vittorie e si comandava la classifica, stava dicendo a che punto è lo stato avanzamento dei lavori in corso.
Il Napoli di oggi con Conte in panchina è, a tratti, una bella incompiuta.
Se si analizzano le partite si potrà notare come ci siano fasi di gioco dove la squadra sembra avere il piglio giusto ed altre dove sembra mancare quell’autorevolezza propria delle grandi squadre.
C’è poco movimento senza palla, o almeno è molto sporadico, manca la velocità nello sviluppo dell’azione, non si sfruttano i calci piazzati, si sbaglia 8 volte su 10 la rimessa laterale, ci si ingolfa davanti all’area avversaria, gli esterni quasi mai vanno sul fondo per mettere palle in area pericolose per la difesa avversaria e utili a Lukaku e compagni.
Tutto questo accade perché gli uomini a disposizione del tecnico sono solo in parte funzionali al suo stile di gioco.
Nelle ultime partite il Napoli ha affrontato squadre attrezzate che hanno di fatto impedito la conquista della profondità, hanno bloccato le sovrapposizioni a destra come a sinistra.
Ci sarebbe voluto una maggiore iniziativa per vie centrali per costringere gli avversari a mollare la presa sulle ali e qui il Napoli ha il suo tallone d’Achille.
Una prestazione sotto la sua media per lo slovacco
Lobotka è un centrocampista manovriero, utile, recupera palloni ma davanti alla difesa avversaria non la lucidità per far male.
Anguissa ha la fisicità per tentare lo sfondamento ma non ha il tiro e poi gioca a tutto campo e in alcuni casi arriva davanti all’area avversaria in debito d’ossigeno e smarrisce la lucidità necessaria per concludere la propria azione con un passaggio giusto o un tiro pericoloso.
McTominay ha la qualità per far male e spesso è l’uomo più pericoloso ma sarebbe molto più determinante se non avesse al suo fianco Kvaratskhelia e Olivera. Il primo è di fatto un dribblomane, troppo alla ricerca dell’individualismo, ed il secondo è poco incisivo quando si tratta di conquistare il fondo campo.
La difesa pare la forza della squadra
In questo scenario la squadra è tenuta su sino ad
Entrambe le occasioni nate da altrettanti contropiede realizzati dalla Lazio quando il Napoli cercava di spingere per far sua la partita.
Per quanto riguarda l’attacco è quasi normale che se l’avversario blocca le fasce esterne Politano e Kvara non sono più incisivi come ci si aspetterebbe.
In sostanza anche se il modulo di gioco può essere relativo, il sistema di gioco non lo è.
Antonio Conte ha sempre giocato con un attacco con almeno due giocatori di punta, ora deve accontentarsi del solo Lukaku, deve schierare i due esterni che raramente vanno sul fondo, non può contare sulla spinta degli esterni di centrocampo che creerebbero spazi utili anche agli interni.
Insomma il tecnico sta facendo di necessità virtù.
Il cammino in campionato è sino ad ora più che buono ma bisogna rinforzare la rosa, dare al tecnico quelle risorse per consentirgli di portare il Napoli all’approdo della qualificazione in Champions.
Il resto, oggi, conta poco, pochissimo.
In conclusione bisogna stare con Conte e con la squadra senza che i tifosi sognino più del dovuto, senza che la critica prenda di mira questo o quello aspettando che il tecnico riesca a compiere ancora un passo in avanti.