Risale a pochi giorni fa uno degli episodi più eclatanti di violenza nei confronti degli insegnanti verificatisi nella nostra Scuola.
Insegnanti sotto tiro
In un istituto di Castellammare di Stabia una trentina di genitori ha effettuato una vera e propria spedizione punitiva nei confronti di una docente di sostegno, motivando l’aggressione (avvenuta peraltro davanti agli alunni) con le presunte avances che l’insegnante avrebbe fatto ad alcuni ragazzini in una chat scolastica. Le accuse al momento non hanno trovato alcun riscontro nelle indagini svolte dai carabinieri, che anzi non escludono l’ipotesi della falsificazione della chat e di una ritorsione ai danni della docente (minacciata di morte sui social nei giorni precedenti) a seguito della sospensione di uno studente sorpreso a fumare nei corridoi.
E’ evidente però che anche l’eventuale veridicità delle accuse mosse dai genitori cambierebbe di poco lo sconcerto che si prova di fronte ad una notizia del genere: la spedizione punitiva invece di una denuncia, la giustizia “fai da te” in luogo del ricorso all’autorità giudiziaria rappresenterebbero una lettura diversa ma quasi altrettanto inquietante dell’accaduto.
Ma, si diceva, l’aggressione alla scuola media di Castellammare è solo il più clamoroso dei numerosi episodi di violenza nei confronti degli insegnanti che sempre più frequentemente si registrano nelle scuole italiane.
Il capo della Polizia Vittorio Pisani, nel corso di un evento svoltosi a Roma presso la Scuola Superiore di Polizia, ha dichiarato che dal primo gennaio 2023 al febbraio 2024 “all’interno delle scuole medie superiori ci sono stati 133 casi di aggressione fisica denunciati, con gli insegnanti che sono andati in ospedale a farsi refertare”; ovviamente, ha continuato Pisani, “questi 133 casi non rappresentano il numero totale, possiamo solo immaginare gli altri casi di aggressione che i docenti non hanno ritenuto di denunciare o non sono andati in ospedale a farsi refertare”.
Il Capo della Polizia Vittorio Pisani
Una situazione grave, che nei mesi successivi ha registrato una ulteriore escalation.
Il sondaggio tra gli studenti
Sul tema risulta molto interessante un sondaggio effettuato dal portale Skuola.net su un campione di duemila studenti della scuola secondaria superiore che, seppur limitato a un numero molto ridotto di ragazzi, fornisce dati significativi.
Innanzitutto, ben il 20% degli studenti intervistati ha dichiarato di avere assistito ad episodi di violenza nei confronti dei propri professori.
Riguardo poi alle cause del continuo incremento delle aggressioni, il 37% dei ragazzi ritiene che siano da ricercare in un più generale aumento della violenza nella società, il 25% pensa che siano legate alla minore tolleranza dei giovani rispetto all’autorità “superiore” degli insegnanti, il 20% crede che il fenomeno dipenda dall’atteggiamento delle famiglie, il 10% lo imputa alla scarsa autorevolezza dei docenti, e la parte residua fa riferimento ad altre diverse motivazioni.
Tutte spiegazioni valide, con qualche perplessità in più solo riguardo alla presunta “scarsa autorevolezza” dei docenti, che ben individuano le concause di questo inquietante fenomeno.
Il crescente livello di violenza, verbale e anche fisica, che purtroppo caratterizza la nostra società, e che spesso è figlio proprio della intolleranza e della mancata attenzione verso gli altri tipiche dei nostri tempi, si estende purtroppo anche ai giovani e all’ambito scolastico.
Il ruolo della famiglia
Ma in questo assume un ruolo decisivo un altro fattore, che i ragazzi intervistati hanno individuato, sebbene dandogli in percentuale una importanza minore di quella che realmente ha (o dovrebbe avere): la famiglia.
Sono i genitori che, prima ancora della scuola, dovrebbero insegnare ai ragazzi la tolleranza, l’attenzione verso gli altri, il rispetto (ovviamente reciproco) dei ruoli e l’assoluta negatività del ricorso alla violenza, sia verbale che fisica.
Troppo spesso però questo non avviene: dal sondaggio citato emerge che ben il 28% dei genitori appoggia il figlio a prescindere da quale sia stato il suo comportamento, il 50% vuole prima valutare il caso e solo il restante 22% si schiera a favore dell’insegnante.
E in molti casi, come detto, sono gli stessi genitori che, replicando in ambito scolastico quello che evidentemente è il loro comportamento nella vita quotidiana e il loro modo di affrontare i problemi, oltre ad avallare i comportamenti violenti dei propri figli li incoraggiano arrivando addirittura ad aggredire loro stessi i docenti.
L’influenza dei social
C’è poi un altro fenomeno che dà risalto e “importanza” agli episodi di violenza sui docenti, dando vita ad un “loop” perverso: la diffusione sui social di immagini e contenuti violenti, che possono incentivare altri studenti (e purtroppo altri genitori) alla emulazione.
Un altro dato che emerge dal sondaggio di Skuola.it è che il 34% dei ragazzi intervistati dichiara che molto spesso c’è uno studente che quando si verifica un episodio di violenza, verbale o fisica, nei confronti di un docente, lo riprende con lo smartphone e lo condivide nelle chat scolastiche o lo “posta” sui social.
Addirittura, il 77% degli intervistati affermano di essere stati testimoni di episodi di violenza messi in atto proprio con lo scopo di essere ripresi e diffusi.
Anche questo è un fenomeno tipico dei nostri tempi: apparire, condividere situazioni, stati d’animo, emozioni, episodi della nostra vita, ma tutto sui social. Peccato che sull’enorme palcoscenico del web troppo spesso si cerchi di apparire non per quello che si è ma per quello che si vorrebbe essere o, peggio ancora, per quello che gli altri vorrebbero che fossimo.
Ed è proprio questo che può portare molti ragazzi (e purtroppo anche molti genitori) ad emulare le “gesta” diffuse in rete dai violenti.
Le responsabilità della politica
Il problema della violenza tra i banchi di scuola (verso i docenti ma anche tra i ragazzi) è molto complesso e, come detto, le cause sono molteplici, come molteplici sono gli aspetti psicologici e sociologici coinvolti.
E’ indubbio però che per arginare l’escalation di atti e comportamenti violenti, oltre che la famiglia, un ruolo fondamentale lo devono avere lo Stato, e dunque la stessa Scuola così come organizzata dallo Stato.
Non basta la “rappresentanza in sede civile e penale”, pur importante, garantita dal Ministro Valditara agli insegnanti e ai lavoratori della scuola. E’ indispensabile un’attenzione a 360 gradi da parte del Ministro, del Governo e del mondo politico in generale verso la Scuola e tutte le sue componenti: studenti, insegnanti, personale scolastico, genitori.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara
Il tutto sullo sfondo di una politica impegnata ad affermare valori di inclusione, tolleranza, condivisione e rispetto reciproco delle persone e dei ruoli, da veicolare attraverso la Scuola e in stretta collaborazione con le famiglie come insegnamento per i ragazzi.
E’ necessario insomma un netto cambio di rotta rispetto alla realtà attuale, in cui tutte le categorie interessate manifestano un crescente malcontento nei confronti della politica e delle decisioni prese riguardo alla Scuola.
Dalle proteste degli insegnanti per denunciare “l’alto tasso di precarietà subito dal personale scolastico Italiano, il continuo abuso dei contratti a termine, la perdurante discriminazione giuridica ed economica tra personale di ruolo e precario, l’irragionevole gestione del reclutamento così come concordata dal precedente Governo con lo stesso PNRR”, alle manifestazioni inscenate dagli studenti in tutta Italia (“siamo in piazza in tutta Italia perché è in gioco il nostro diritto a un’istruzione degna, libera e davvero accessibile. Non vogliamo più essere ignorati nelle decisioni che riguardano le nostre vite e il nostro futuro … in risposta a un Governo che non investe sulle nuove generazioni e che sottofinanzia l’istruzione”), sono tanti i segnali lanciati dai cittadini che dovrebbero essere recepiti dal mondo politico per dare futuro alla Scuola e di conseguenza ai giovani e a tutto il Paese.