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Inter – Juventus e il fattore 4

Il derby d’Italia tra Inter e Juventus finisce in parità con tanti gol. Gioco verticale 4 – Gioco orizzontale 4: due stili di gioco e due formazioni che hanno commesso tanti errori. L’unico fattore comune il 4 che in questo caso rispecchia la partita

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Inter – Juventus, l’hanno definita in tanti una partita splendida, straordinaria, incredibile, uno spot per il calcio italiano. Sembrava di essere tornati per una sera ai tempi di Sarri al Napoli: grande gioco, grandi prestazioni, zero tituli per dirlo alla Mourinho.

In verità il calcio è spettacolare quando si realizzano tanti gol ma la logica di una squadra, di un gruppo che gioca al calcio è fatta di attacco ma anche di difesa, senza dimenticare il centrocampo.

Chi ha visto le due difese nei loro movimenti? Chi ha fatto caso ai cambi di Inzaghi? Chi pensava che sul 4 a 2 l’Inter si facesse rimontare?

Forse siamo stati tutti abbagliati dalle tante realizzazioni dal non prestare attenzione a quante cose hanno sbagliato le due squadre.

L’approccio di Inter e Juve alla partita

La Juventus arrivava a questa partita avendo subito un solo gol peraltro su rigore. Ne ha presi quattro tutti in una gara ma ha una giustificazione: l’assenza che si prolungherà di Bremer. Mancavano altri giocatori arrivati dal mercato ma quell’assenza è più importante delle altre.

Nel Inter mancava Acerbi, un difensore di 36 anni suonati che sembra inamovibile in questa difesa, che ne garantisce la cattiveria agonistica necessaria oltre che la capacità di sapersi posizionare.

La chiave di questo tanto decantato e fantasmagorico 4 a 4 forse sta proprio in queste due assenze.

Parliamo della partita.

È sembrata una gara ad alta velocità, ed è vero, vedi la stanchezza di Di Marco e il progressivo annebbiamento di Conceicao. Forse è stata una partita giocata in spazi troppo larghi, con due squadre molto allungate, con cambiamenti di fronte repentini ma frutto spesso di errori dovuti a mancanza d’attenzione, di posizionamento.

I due tecnici hanno fatto delle sostituzioni ad effetto diverso: molto male quelle di Inzaghi, molto bene quelle di Motta.

Thiago Motta durante Inter . Juventus

L’espressione chiara di Thiago Motta durante la partita

Nelle parole di Motta c’è la conferma dell’analisi di una partita giocata da entrambe le squadre senza troppi tatticismi ma anche senza quelle accortezze necessarie.

Il tecnico italo-brasiliano ha detto: “abbiamo concesso troppo in difesa per le nostre caratteristiche ma abbiamo anche attaccato molto più del solito”.

Lo si diceva: tanti tiri, tante occasioni, tanti gol, un recupero imprevedibile concesso alla Juve da una squadra dell’esperienza dell’Inter.

Un pareggio che scontenta alla fine un po’ tutti, forse meno la Juve anche per come si era messa la partita.

In televisione i soliti noti hanno detto che solo il terzo allenatore sarebbe stato contento, parlavano di Conte che ha visto allargarsi il vantaggio del suo Napoli. Hanno anche detto adesso però il Napoli avrà quattro scontri diretti che cambieranno le cose in classifica.

Forse hanno ragione. Gli scontri diretti sono pericolosi e finiscono, quando sono tanti e tutti di seguito, per toglierti punti. È una legge del calcio non scritta ma che si ripete spesso. Può anche però accadere il contrario ma è un evento ad oggi imprevedibile. Il Napoli, nonostante quello oggi che dicono tutti, non era e non è tra le favorite per la conquista dello scudetto.

Però i signori della televisione non sono tranquilli. Le sedie sono instabili. La situazione non doveva essere questa dopo 9 partite, ovvero il primo quarto di campionato.

Simone Inzaghi

Inzaghi perplesso prima o dopo i cambi?

Non vorremmo riferire alcuna dichiarazione di Inzaghi, ma questa è impossibile tenere nel cassetto: “è un momento che abbiamo rotazioni limitate e quindi siamo in difficoltà”.

È una chicca del tecnico piacentino che è davvero difficile da comprendere quando parla ed ancora di più quando si agita a bordo campo e poi appare come un balengo quando effettua le sostituzioni.

Il calcio non è semplice come ebbe a dire Spalletti durante un’intervista estiva dopo la vittoria del campionato proprio col Napoli. Il calcio ha bisogno di certezze, di organizzazione, di previsione, di spirito di sacrificio, di unione vera e non quella goliardica che vediamo dopo una segnatura. Il calcio è un gioco di squadra dove ognuno ha non solo il suo compito tattico ma deve sapere quando aiutare il compagno in difficoltà. Deve saper stare in panchina pronto ad entrare. Deve sapere accettare la sostituzione senza gesticolare o mormorare davanti a tanto pubblico ed alle telecamere.

La partita del Meazza non resterà tra quelle ricordevoli per il gioco messo in evidenza ma lo sarà solo per il numero di gol che sono stati realizzati.

Il campionato è lunghissimo. Cambieranno probabilmente tante cose. Una sola cosa potrà rimanere la stessa la passione per il gioco. Non è bello vedere partite bloccate, magari da squadre che sanno di avere un divario tecnico importante, ma altrettanto non è bello vedere due squadre con tanti campioni giocare esagerando un po’ come si faceva all’oratorio.