Sin da ragazzina ho amato le biblioteche, nel mio quartiere Vomero a Napoli dove abitavo c’era una sola biblioteca pubblica, per chi non conosce la città era nei pressi delle funicolari.
Questa biblioteca non era aperta tutti i giorni, spesso la trovavo, con mio rammarico, chiusa. Il ricordo maggiore che serbo è la difficoltà di orientarmi per la scelta di un libro; ero nella prima adolescenza quindi del tutto inesperta. L’impiegato di turno si limitava a controllare non era in grado di dare consigli e nemmeno ne aveva la voglia.
Oggi, per una serie di coincidenze mi ritrovo ad essere da quasi quattro anni referente di biblioteca scolastica, docente bibliotecaria, anche se questo titolo è del tutto nominale.
Non c’è infatti a tutt’oggi alcun contratto o normativa che regoli questo incarico, rientra nelle varie funzioni aggiuntive attribuite ogni anno dal dirigente scolastico ai docenti. Fa eccezione l’Alto Adige dove la figura del docente documentarista e del docente bibliotecario è legislativamente riconosciuta.
La biblioteca del liceo dove insegno è stata affidata per molti anni alla custodia di un collaboratore scolastico, il quale geloso e premuroso spesso impediva ad alunni e docenti di accedervi, la motivazione era che alcuni volumi di pregio erano stati trafugati. Questo è solo un esempio di quanto fino a pochi anni fa la biblioteca scolastica fosse un luogo del tutto dimenticato.
La svolta nel dopo pandemia
La pandemia del 2020 ha scosso le coscienze, mi piace pensarlo, perché nel 2022 il Ministero in collaborazione con l’università Roma Tre ha dato il via alla formazione di docenti referenti con il progetto biblioteche scolastiche innovative. E si è avvertita l’esigenza di riscoprire il mondo dei libri in alternativa allo smartphone e al PC.
Durante il corso di ben 100 ore ho avuto modo di scoprire la potenzialità davvero innovativa della B.S. La biblioteca scolastica non è “la biblioteca” che serbiamo nel nostro immaginario è molto di più. La biblioteca scolastica innovativa deve essere concepita come un bibliolab un ambiente inclusivo e stimolante di apprendimento, ricerca, documentazione, socialità, creatività.
È la possibilità per gli alunni di ogni età di aprire una porta, come aprire una botola ed entrare a scoprire un mondo fantastico.
Come può avvenire questo miracolo? Attraverso la figura dei docenti e del docente bibliotecario – che non è come l’impiegato da me conosciuto da bambina – bensì una figura di riferimento.
I docenti lavorando in sinergia possono attuare il miracolo: orientare i ragazzi nel mondo misterioso e sconosciuto del libro e della biblioteca.
La scuola primaria ne è già un buono esempio. A differenza della secondaria di I e II grado, in quasi tutte le scuole primarie c’è la circolazione e fruizione dei libri tramite la biblioteca scolastica o la biblioteca di classe.
Ogni realtà però si distingue ed è davvero difficile fare un discorso univoco, non solo tra scuola e scuola ma soprattutto, tra regioni, nonché tra nord e sud.
Al contrario, la scuola secondaria di primo e ancor di più di secondo grado, arrancano nella realizzazione di questo progetto. Ipotizzo quattro motivi principali:
- docenti poco sensibili a cambiare i propri orizzonti ed iniziare a lavorare in modo alternativo. Le loro iniziative individuali non coinvolgono la biblioteca scolastica, vista come una perdita di tempo prezioso.
- Il programma da terminare.
- La mancanza di strutture che consentono uno spazio adeguato. Spesso la biblioteca viene utilizzata come aula scolastica, ciò è accaduto ed accade tuttora.
- La complicità del dirigente scolastico: dirigenti a volte troppo burocrati evitano qualsiasi novità.
Questo accade perché il tutto è lasciato all’ iniziativa personale di docenti e dirigenti scolastici. Non c’è una programmazione unitaria nazionale, dal momento che ogni istituzione scolastica lavora in autonomia. (vedi legislazione scolastica).
Le biblioteche scolastiche fatiscenti che sono state trasformate in biblioteche innovative, lo sono state grazie alla buona volontà dei docenti, i quali attivando i PCTO con i discenti hanno ripulito, ritinteggiato, ripensato, riorganizzato lo spazio della biblioteca scolastica perché il dirigente è stato lungimirante.
In alcuni casi sono stati incaricati referenti di biblioteca, i docenti dichiarati inidonei alla classe per motivi di salute, in questi casi fortunati il docente che si dedica alla biblioteca ha modo di avere il giusto tempo a disposizione per l’apertura, la distribuzione, la catalogazione dei libri.
In alcune realtà questi docenti vengono lasciati soli al loro lavoro, non sono coadiuvati da altri docenti, negando così il principio di biblioteca scolastica innovativa.
Spesso la mancanza di fondi impedisce il buon funzionamento della biblioteca. Anche biblioteche innovative aperte al territorio sono costrette a non essere utilizzate a pieno per mancanza di personale. In questo caso entrano ancora una volta in campo gli insegnanti volenterosi, i quali si rendono disponibili nelle loro ore libere (non lavorative).
Senza aprire polemiche mi chiedo: se il punto di arrivo del Ministero è promuovere, incentivare la “cultura”, perché non è stata data una indicazione nazionale nell’utilizzo del PNRR a tale scopo?
La biblioteca per ragazzi di Schio in provincia di Vicenza
L’esempio delle biblioteche scolastiche vicentine
Abbiamo però le dovute eccezioni. Ci sono esempi di regioni non solo del nord in cui già da oltre dieci anni esistono biblioteche scolastiche all’avanguardia già in rete tra loro. Un esempio è la rete delle biblioteche scolastiche vicentine. Essere in rete significa avere la fruibilità dei libri di un’altra B.S. attraverso l’accesso al catalogo on line, scambiarsi progetti, fare attività in comune essere e tanto altro.
Insomma, la realtà è a macchia di leopardo proprio perché non c’è, come accennato avanti, una regolamentazione giuridica riguardo la figura del docente referente di biblioteca, tutto è lasciato alla autonomia dei singoli istituti, nonché all’impropria volontà del ministero di accorpare istituti con un esiguo numero di alunni, creando plessi sotto la reggenza di un singolo dirigente scolastico il quale non può riuscire ad avere quello sguardo lungimirante di cui sopra non per mancanza di volontà bensì per assenza di tempo e spazio da dedicare a condizioni di secondo piano, quale è ritenuta la biblioteca scolastica.