Si ripete la tradizione e Napoli in questi giorni si prepara per la festa dell’Immacolata Concezione.
In un tripudio di fede e tradizione domenica 8 dicembre, Napoli si illuminerà di una luce speciale.
La festività, oltre ad essere una celebrazione religiosa, è un appuntamento imperdibile per la città partenopea, un momento in cui fede e tradizione si intrecciano in un connubio unico ed affascinante.
Piazza del Gesù e la tradizione dei Vigili del Fuoco
Al centro delle celebrazioni napoletane c’è la suggestiva cerimonia in Piazza del Gesù che si ripete negli anni.
Nella piazza, i vigili del fuoco, con un’autoscala, si elevano fino a trenta metri per depositare un mazzo di fiori bianchi tra le mani della statua della Vergine Maria, posta in cima all’obelisco.
La guglia dell’Immacolata ed il relativo obelisco furono eretti nel XVII secolo per volere della nobiltà napoletana come segno di devozione e gratitudine per aver liberato la città dalla peste.
Un gesto semplice, quello dei fiori, ma carico di significato, perché rinnova ogni anno il legame profondo tra i napoletani e la loro patrona. Un rito che affonda le sue radici in un passato lontano tramandato di generazione in generazione, diventando uno dei simboli più sentiti dalla cittadinanza. L’omaggio floreale rappresenta la purezza e l’innocenza della Vergine, mentre l’altezza a cui viene offerto sottolinea la sua maestosità e la sua centralità nella fede dei napoletani.
Il coinvolgimento dei vigili del fuoco nella cerimonia è diventato un’usanza consolidata nel corso del XX secolo. Inizialmente l’offerta dei fiori veniva compiuta da altre persone, ma nel tempo il corpo dei vigili è diventato il protagonista indiscusso di questo rito.
La Festa dell’Immacolata e le tradizioni che si ripetono
La festa dell’Immacolata a Napoli va ben oltre la cerimonia in piazza. La città si anima di una vita particolare. I negozi espongono decorazioni natalizie, le strade si riempiono di bancarelle e l’aria si fa più frizzante, anche quando piove!

San Gregorio Armeno la strada di Napoli dedicata al presepe affollata dai visitatori e turisti
Le chiese organizzano messe e celebrazioni solenni, i cori intonano canti tradizionali e le famiglie si riuniscono per condividere momenti di gioia e serenità. Un altro luogo simbolo di questa festa è San Gregorio Armeno. La famosa via occupata dai maestri presepai, antichi e tradizionali artigiani napoletani, si trasforma in un vero e proprio presepe a cielo aperto, dove botteghe storiche offrono alla vista dei passanti i loro manufatti più preziosi: pastori, presepi, statuine ed oggetti di artigianato locale.
Ogni anno gli artisti si sfidano in creatività, realizzando opere uniche ed originali che raccontano la vita quotidiana ed i suoi personaggi più caratteristici e quelli più in vista nel momento.
Ne viene fuori una miscela ben amalgamata di sacro e profano dove la devozione religiosa si coniuga con la gioia di vivere, la fede si mescola con la tradizione e la spiritualità si fonde con l’arte.
Uno degli artigiani più conosciuti con le sue creazioni: Marco FerrignoSi tratta di una festa che coinvolge tutti, dai più piccoli ai più grandi, e che lascia un segno indelebile nel cuore di chi la vive. La festa dell’Immacolata è un patrimonio da tutelare, un tesoro da custodire e tramandare alle future generazioni.
Un momento di grande emozione, un’occasione per rafforzare il senso di comunità e per riscoprire le proprie radici. Queste radici sono presenti anche a tavola!
I napoletani sono massimi cultori della cucina e non conoscono rivali. Le pasticcerie sono sovrane soprattutto in questo periodo e le vetrine sono fornitissime di ogni ben di Dio: Struffoli, Roccocò, mostaccioli, raffiuoli, susamielli e cassatine per deliziare i palati, dai più semplici ai più raffinati. Anche dopo il pranzo luculliano dell’8 dicembre si trova sempre uno spazietto nello stomaco per addentare qualche delizioso dolcetto.
Le prelibatezze tipiche sono, ad onor del vero, deliziose ma non sempre “leggere”. Lo si evince da questa tipica espressione napoletana: “Mamma mia bella, e che susamiello”, che saerve a definire una persona un po’ pesante, insistente, che tende a prolungare le conversazioni o le situazioni oltre il dovuto.

Il classico dolce della tradizione napoletana. un biscotto al miele speziato
Ma perché a suo tempo fu scelto proprio “‘o susamiello”?.
Si tratta di un biscotto duro e croccante, a volte un po’ persistente in bocca. L’immagine del biscotto che si attacca ai denti viene quindi associata e automaticamente traslata su chi si prolunga nei discorsi con le sue parole o soprattutto le sue reiterate richieste.
Il dolcetto, per così dire, tra l’altro è tutt’altro che digeribile (come accade anche per il soggetto in questione). Insomma si tratta di un modo colorito e simpatico per dire a qualcuno che sta esagerando con i suoi modi di fare e che sostanzialmente è indigesto.
L’espressione nasce dalla tradizione culinaria partenopea e, come altre espressioni dialettali, racchiude in sé un mondo di sfumature e significati. Modi di dire divertenti a seconda delle festività. A Pasqua, per esempio, i suddetti personaggi, da “susamielli” diventano “casatielli”.
Quanti “susamielli o casatielli” conosciamo nella nostra vita?
Sicuramente più di quanti ne riusciamo a mangiare durante le rispettive festività.