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La FIFA e il caso Lassana Diarra

L'esito del ricorso del calciatore francese Lassana Diarra alla Corte di Giustizia Europea porterà a un restyling delle regole sui trasferimenti

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La sentenza della Corte di Giustizia Europea C650-22 del 4 ottobre 2024, riguardante il passaggio del calciatore francese Lassana Diarra dal Lokomotiv Mosca alla squadra belga dello Charleroi, si occupa dei limiti attualmente previsti dalla FIFA per la trasferibilità dei calciatori.

Le contestazioni di Diarra

Tutto parte nel 2015 dalla decisione di Lassana Diarra (ex centrocampista di PSG e Real Madrid) di interrompere unilateralmente il contratto in corso con il Lokomotiv per trasferirsi in Belgio, nonostante i limiti posti al trasferimento dei calciatori dal FFTR (Regolamento FIFA sullo status e i trasferimenti dei calciatori), che sanziona il giocatore che risolve unilateralmente senza una giusta causa il contratto in essere prima della scadenza.

In particolare in questo caso il regolamento prevede che il calciatore, in solido con il nuovo club, paghi un risarcimento alla società di provenienza e che la nuova società possa essere sottoposta anche a sanzioni sportive, come il divieto di ingaggiare nuovi giocatori per le due successive sessioni di mercato. Inoltre se è in corso un contenzioso sull’effettiva sussistenza della giusta causa, la Federazione del club di provenienza non può rilasciare il cosiddetto CIT (certificato internazionale di trasferimento obbligatorio), che è indispensabile per formalizzare il tesseramento con la nuova squadra.

Lassa Diarra

Lassana Diarra con la maglia del Real Madrid

Nel caso specifico Diarra, contestando l’eccessiva rigidità delle limitazioni poste dall’ ordinamento sportivo al trasferimento dei calciatori, si è rivolto a un Tribunale belga ottenendo che richiedesse alla Corte di Giustizia Europea di valutare la compatibilità delle regole FIFA sui trasferimenti con la normativa comunitaria, ed in particolare con le disposizioni del Trattato Fondamentale dell’Unione Europea in materia di concorrenza e libera circolazione dei lavoratori nel mercato interno.

Il calciatore nel suo ricorso ha sostenuto l’illegittimità delle regole FIFA in quanto, a giudizio dei suoi legali, lederebbero il diritto di libera circolazione all’interno dell’Unione europea conferito dal Trattato e di fatto impedirebbero di cercarsi un nuovo lavoro e di esercitare la propria attività in uno stato membro diverso da quello di provenienza, con una restrizione della libera concorrenza.

La decisione della Corte di Giustizia

La sentenza della Corte di Giustizia ha accolto in parte le eccezioni sollevate da Diarra.

Innanzitutto, ha stabilito l’incompatibilità di alcune norme del regolamento FFTR della FIFA con l’articolo 45 del Trattato dell’Unione Europea, in quanto rappresenterebbero effettivamente un ostacolo alla libera circolazione dei calciatori all’interno del mercato comunitario. La Corte ha poi rilevato un ulteriore contrasto in materia di tutela della concorrenza tra le regole Comunitarie e quelle della FIFA, evidenziando come la normativa “sportiva” determini una grave limitazione della possibile competizione tra i club di calcio professionistico per l’ingaggio dei calciatori.

Gli effetti della sentenza

Ma quali saranno le conseguenze della “sentenza Diarra” sul mondo del calcio ? Sicuramente non si avrà un nuovo terremoto regolamentare, come quello che negli anni novanta stravolse il calcio mondiale dopo la “sentenza Bosman”.

La sentenza dello scorso ottobre, infatti, pur essendo molto severa rispetto ad alcune disposizioni dell’ordinamento sportivo non mette però in discussione nel suo complesso l’architettura su cui si fonda il sistema del cosiddetto “calciomercato”.

Corte di Giustizia Europea

La sede della Corte di Giustizia Europea

In particolare, rimane fermo il principio cardine in base al quale i contratti tra club e calciatori sono conclusi per un periodo determinato e non possono essere risolti unilateralmente da una delle parti in assenza di una giusta causa, e non vengono messe in dubbio nemmeno le specifiche norme tendenti a garantire la stabilità contrattuale, richieste e giustificate dalla specificità dello sport professionistico.

Quello che la Corte sembra mettere in discussione sono piuttosto l’intensità e la proporzionalità delle norme che vengono utilizzate per tutelare la stabilità dei contratti e sanzionare chi li risolve senza una giusta causa.

La Corte afferma poi che senza le norme FIFA in vigore ci potrebbe essere una maggiore concorrenza tra i club per l’ingaggio di calciatori già sotto contratto, ma nella realtà le norme del FFTR della FIFA si applicano a tutti i club e dunque non sembra che possano determinare vantaggi competitivi e conseguenti restrizioni della concorrenza.

In definitiva la Corte di Giustizia, pur accogliendo in qualche misura le motivazioni sollevate dal giocatore francese, non mette in discussione il sistema di trasferimento dei calciatori previsto dalla FIFA nel suo complesso, e anzi con la sua decisione lascia agli organi dell’ordinamento sportivo ampi margini di azione per modificare le norme interessate dalla sentenza senza però stravolgere il sistema esistente.