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La realpolitik di Antonio Conte

Ricostruzione, lavoro sulla completa integrazione dei nuovi, senso di appartenenza e disponibilità al sacrificio sono i primi obiettivi che Antonio Conte si augura di poter raggiungere a Napoli

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Da quando è a Napoli Antonio Conte ne parla sempre ma qualcuno avrà capito finalmente che la gestione di una squadra non è una cosa banale? Che non è semplice mantenere l’ambiente di una squadra di calcio sereno quando da fuori c’è chi esalta una situazione, una partita, una classifica del tutto provvisoria?

L’informazione, gli addetti ai lavori hanno il compito di arrivare dove la gente comune non può ma hanno anche il dovere di impedire fraintendimenti. Le opinioni non sono informazione.

Antonio Conte ha gli anticorpi per respingere il virus proposto dai tuttologi che affollano le conferenze stampa. Ha un staff di prim’ordine.

Ha la competenza, la capacità, l’esperienza per evitare sbandate.

Quando parla di momenti difficili sa che prima o dopo il calcio te li propone e quindi ribadisce che il Napoli deve essere organizzato e pronto a qualunque sacrificio.

Fare tabelle, parlare di ciclo di partite verità, dissertare sulla forza degli avversari è la solita solfa.

Il Napoli dello scorso anno ha dimostrato come una squadra vincente possa sgretolarsi se mancano la convinzione, la determinazione e lo spirito di sacrificio quando si scende in campo.

La squadra di quest’anno deve ricucire lo strappo, deve tornare ad essere propositiva, pronta a tutto, pratica e bella quando possibile ma soprattutto deve nuovamente agire in campo da squadra. I sistemi di gioco sono il giochino utile da dare in pasto a chi pensa di comprendere il calcio, in realtà quello che conta sta nella convinzione che ogni giocatore mette nel suo modo di stare e muoversi sul terreno di gioco.

Nessuna squadra che ambisce ad essere tra le prime nel suo campionato può fare a meno di queste qualità. Quando il primo Napoli di Vinicio, che aveva nei primi due anni conquistato il terzo ed il secondo posto nella classifica finale, acquistò per vincere il campionato Savoldi rinunziando a Sergio Clerici arrivò solo quinto.

Luis Vinicio in campo ad allenare il suo Napoli

Ci furono analisi spietate sulla preparazione, sugli schemi di quel Napoli. Qualcuno che aveva osannato il gioco messo in mostra da quella squadra nei primi anni disse che forse Vinicio non era adatto ai grandi giocatori, messo che Savoldi, non se ne abbia a male, lo fosse. “O Lione”, in altra occasione parleremo a lungo di quel grande personaggio, voleva Sergio Gori e aveva chiesto in ogni caso di tenere Clerici. Qualcuno la pensava diversamente.

Lasciamo lavorare Conte. Il presidente faccia la sua parte anche a gennaio e poi a giugno e poi si vedrà se la ricostruzione di cui parla Conte sfocerà nei risultati che tutti vorremmo. Oggi conta solo lo spirito con il quale si va in campo. Le scelte come ovvio le fa l’allenatore, tutti ma proprio tutti devono seguirlo senza stare lì a domandargli se il suo Napoli è da scudetto.