La Sirena Partenope

Storie e leggende amate dai napoletani e tramandate nel tempo. Anche Matilde Serao si dedicò alla sirena fondatrice di Napoli che non è mai morta ma vive sempre vicina al suo popolo. Le leggende attorno alla sua sepoltura

Partenope, nell’antica mitologia greca, era la sirena che fondò la città di Napoli. Viveva sulle rocce in mezzo al mare. Non è un caso se i napoletani vengono definiti partenopei in suo onore. La leggenda, narrata da Omero nel XII canto dell’Odissea, vuole che, mentre stava passando la nave di Ulisse, la sirena Partenope cercò di sedurre l’eroe con il suo meraviglioso canto. Non riuscì nell’intento perché l’astuto Ulisse, avvisato dalla maga Circe del pericolo, utilizzò delle precauzioni. Le Sirene avevano la caratteristica di attirare i navigatori con le loro voci angeliche e melodiose, per poi ucciderli.

L’astuzia di Ulisse

Ulisse, curioso, volle ascoltare a tutti i costi il loro canto. Per questo motivo, si fece legare all’albero maestro della sua nave e ordinò di non farsi liberare per nessuna ragione dai suoi uomini ai quali aveva obbligato di mettere dei tappi di cera alle orecchie. Partenope non riuscì, con questo stratagemma, a sedurre l’eroe e, non accettando il rifiuto, ed in preda al dolore, si gettò dalla roccia più alta. Partenope fu portata dalle correnti marine proprio tra gli scogli di Megaride (dove oggi sorge Castel dell’Ovo). In quel luogo fu trovata da alcuni pescatori che la venerarono come una dea. Una volta approdato sull’isolotto, il corpo della sirena si dissolse trasformandosi nella morfologia del paesaggio partenopeo, il cui capo è appoggiato ad oriente, sull’altura di Capodimonte, ed il piede ad occidente, verso il promontorio di Posillipo.

Partenope e Vesuvio

Nel 1800 si diffuse un’altra variante del mito di Partenope. Si raccontava, infatti, che Partenope fosse una sirena che abitava le coste del golfo di Napoli. Un giorno, le si avvicinò un centauro di nome Vesuvio. Eros non aspettò un secondo per scagliare il suo dardo, facendo innamorare perdutamente Vesuvio e Partenope. I due giovani erano molto felici di condividere il loro amore, fino a quando Zeus, il quale era a sua volta innamorato di Partenope, decise di separare per sempre i due amanti. Dunque, il potente Dio trasformò Vesuvio in un vulcano ai confini del golfo, in modo che la sirena lo potesse sempre vedere senza mai poterlo toccare. Ma Partenope non poteva sopportare l’idea di non avere più il suo amato con sé, perciò, presa dall’impeto della passione, si uccise, dando la forma alla città di Napoli.

Partenope per Matilde Serao

Un’altra leggenda, ripresa anche da Matilde Serao, parla di una bellissima principessa greca, Partenope, innamorata del suo Cimone. Il loro amore era contrastato da suo padre, che l’aveva promessa ad un altro. I due decisero di fuggire verso l’ignoto e sbarcarono a Napoli dove vissero felicemente il loro amore. In seguito, i due ragazzi vennero raggiunti dalle loro famiglie, dando inizio al popolamento della città. Partenope diede alla luce 12 figli, diventando la madre del popolo napoletano, a cui tutti si rivolgono per protezione. Inoltre, secondo Matilde Serao, Partenope non è mai morta, ma continua a vivere per restare accanto al suo popolo.

Non è un caso se Napoli sia considerata da sempre come la città dei suoni e dei canti e nel sangue del popolo napoletano scorra quel meraviglioso canto melodioso che continua ad affascinare il mondo. Da allora, come per incanto, la città, a distanza di secoli, continua ad essere chiamata “città partenopea” e la bella Sirena ne è il simbolo, le è anche stata dedicata una fontana a Piazza Sannazzaro.

La sepoltura di Partenope

“Partenopem tege fauste” (Proteggi felicemente Partenope): queste parole poste su una lapide millenaria all’interno della Basilica di San Giovanni Maggiore hanno da sempre attirato letterati e studiosi alla ricerca della mitica tomba di Partenope. Può sembrare strano che si sia dibattuto per secoli sul luogo di sepoltura di un essere mitologico, ma a Napoli realtà e leggenda da sempre si fondono insieme in tutt’uno.

Ecco che del luogo mitologico dove fu sepolta la sirena (che la leggenda “più accreditata” vuole morta sull’isolotto di Megaride) non si discusse solo nell’antichità (ad esempio Stazio) ma anche in epoca moderna. Fra quanti propendevano per la sepoltura della sirena in altura, su un monte, ci fu chi pensò a Sant’Aniello a Caponapoli, chi a San Giovanni Maggiore, chi addirittura al Vesuvio. Quel che è certo, è che ne parlarono Sannazzaro e Pontano e che lo scrittore Carlo Celano si dilungò molto sull’argomento discutendone ampiamente.

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