Le prime 10 panchine napoletane di Conte

Antonio Conte suona la carica a Dimaro in ritiro

Che Antonio Conte non fosse venuto a Napoli per pettinare le bambole, volendo riprendere uno slogan “ancelottiano” non troppo lontano dai nostri ricordi, è cosa nota. Ma che dopo 10 giornate il suo Napoli potesse già essere primo in classifica dopo una stagione fallimentare come quella dello scorso anno, sembrava pura utopia. Ed invece quel volpone di Antonio c’è riuscito, magari convincendo poco gli addetti ai lavori, ma la storia racconta comunque di un Napoli da solo in vetta con un certo vantaggio sulle principali antagoniste per il titolo Inter e Juventus.

Pensierino Scudetto per Conte?

Se è vero come è vero che l’obiettivo minimo dichiarato da allenatore, calciatori, società sia stato senz’altro quello di tornare a calcare i terreni di gioco europei più importanti cercando di classificarsi fra le prime 4, c’è anche da dire che un pensierino al “coso”, come veniva scaramanticamente chiamato lo scudetto durante le fastose stagioni maradoniane, deve obbligatoriamente essere fatto a questo punto.

Un inizio in salita per Conte

Eppure il Napoli era partito male. Malissimo. Pronti via e 3 a 0 a Verona contro l’Hellas. Sconfitta che aprì alle solite chiacchere da bar fra opinionisti e giornalisti che vedevano già la squadra azzurra come una semplice partecipante anche quest’anno. Ma forse nessuno aveva fatto i conti con Conte. Mi perdonerete il gioco di parole ma sono proprio i numeri a dare ragione all’ex allenatore di Juve e Inter che, dopo aver vinto proprio sulla panchina delle grandi potenze del nord, vuole ripetersi in azzurro, cosa che avrebbe senza dubbio una valenza differente. Qui dopo Maradona soltanto Spalletti c’è riuscito due anni fa. E se dovesse ripetersi anche Conte? Di sicuro la città esploderebbe nonostante l’arrivo dell’attuale tecnico partenopeo non sia stato inizialmente accolto da tutti con gioia per il suo passato bianconero e da calciatore e da allenatore.

La delusione degli azzurri dopo la sconfitta di Verona

L’importanza di Conte sul mercato

Antonio sta riuscendo a smentire pian piano anche i più scettici. Come ha fatto dopo Verona? Innanzitutto imponendosi sul mercato, uno dei pochi, forse l’unico assieme a Benitez, a farsi “accontentare” dal presidente De Laurentiis. Voleva Lukaku e Lukaku è arrivato, voleva McTominay per dare nuova qualità al centrocampo partenopeo e McTominay è arrivato, voleva Gilmour per avere un naturale sostituto di Lobotka e Gilmour è arrivato. E aveva già posto le basi riuscendo a far restare chi voleva viaggiare verso altri lidi in cerca di nuove esperienze: in ordine il capitano Di Lorenzo, lo stesso Lobotka e Kvaratskhelia. Ha poi rispolverato la forza agonistica, il talento e lo spirito di sacrificio di quelli che erano stati due uomini cardine dello scudetto con Spalletti quali Anguissa e Politano. Poche semplici mosse, accorgimenti importanti ad una squadra che aveva bisogno di nuove motivazioni. L’arrivo anche di Buongiorno, oramai leader della difesa, di Neres, autentico jolly offensivo, di Spinazzola, alternativa importante sulla sinistra a Olivera, e di Rafa Marin, ad oggi unico oggetto ancora misterioso di questo Napoli, hanno permesso a Conte, dopo qualche giornata di rodaggio, di sbugiardare anche il suo credo calcistico, che da sempre si basa sul 3-5-2, in luogo di un 4-3-2-1 molto più incline alle caratteristiche degli uomini che ha a disposizione.

La firma di Lukaku, il pupillo di Conte

L’inversione di marcia del Napoli di Conte

Ecco quindi che il Napoli ha iniziato ad imporsi contro avversari di livello inferiore ma che in annate passate hanno sempre fatto soffrire la squadra partenopea. 3 a 0 al Maradona contro il Bologna senza diritto di replica, 2 a 1 contro il Parma sempre fra le mura amiche in una partita ribaltata nei minuti di recupero e 0 a 4 a Cagliari in un match in cui il Napoli ha sofferto quando c’era da soffrire e ha colpito quando c’era da colpire.

Fino ad arrivare a giocarsi da ex, accolto solo da applausi a Torino all’Allianz Stadium, la prima vera sfida importante della stagione contro la Juventus, conclusasi con uno scialbo 0 a 0 che ha permesso al Napoli di portarsi comunque un punto importante a casa. Dopo soltanto vittorie, 5 consecutive. Monza e Como sono cadute al Maradona sotto i colpi inferti da Kvaraskhelia e compagni. Poi Empoli in trasferta e Lecce in casa battute di misura in due modalità differenti che hanno regalato ancora 3 punti in classifica al Napoli. Punti pesanti contro squadre tecnicamente inferiori che in passate stagioni gli azzurri lasciavano per strada.

I tre marcatori nel match vinto in casa contro il Como

E a San Siro martedì sera? Il Napoli ha saputo imporsi maturando la vittoria nella prima frazione di gara con la Kva-Lu. Il duo avanzato dei partenopei, prima Lukaku in apertura di gara, quindi Kvara in chiusura della prima frazione di gioco hanno fissato il punteggio sullo 0-2. Il Napoli è uscito vincente da San Siro contro il Milan sbugiardando anche chi non aspettava altro che gli azzurri facessero un passo falso per poter dire che fossero in grado di vincere solo contro le piccole. 4 punti invece fra Torino contro la Juventus e Milano contro il Milan.

Kva-Lu il duo che ha deciso la partita di San Siro

Adesso Atalanta, Inter, Roma, Torino e Lazio per capire davvero se la squadra di Conte potrà lottare per il vertice fino alla fine. Nel frattempo il tecnico salentino ha dichiarato dopo San Siro, per la prima volta, di non giocare a nascondino…il Napoli c’è e per ora sono gli altri a rincorrere.

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