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La biblioteca che vorrei

Macchia di leopardo

La figura di riferimento per il buon funzionamento di una biblioteca scolastica è il docente documentalista bibliotecario. Il suo ruolo sarà quello di gestire la biblioteca scolastica in tutti i suoi ambiti, collaborare con il personale docente per sviluppare la lettura e l’alfabetizzazione

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Il leopardo è un felino che scruta, aspetta e al momento opportuno attacca. Le biblioteche scolastiche (userò la sigla b. s.) che per anni sono rimaste silenti devono oggi attivarsi per avere successo.

La domanda è: come?

Un progetto per creare la biblioteca scolastica in ogni regione

Le macchie del leopardo raffigurano, come già anticipato nel precedente articolo, una situazione sul piano nazionale non omogenea. Per permettere ad ogni realtà regionale di avere una b. s. innovativa, è indispensabile una progettualità che guardi al futuro – la parola chiave è: Formazione.

Secondo le linee guida IFLA, la figura di riferimento per il buon funzionamento di una biblioteca scolastica è il docente documentalista bibliotecario che sarà un docente con conoscenze – biblioteconomiche, documentalistiche, organizzativo-gestionale, educativo-pedagogiche ed infine tecnologiche – dell’informazione e della comunicazione. Il suo ruolo sarà quello di gestire la biblioteca scolastica in tutti i suoi ambiti, collaborare con il personale docente per sviluppare la lettura e l’alfabetizzazione.

È implicito, dunque, che gli aspetti operativi della biblioteca saranno gestiti da personale di supporto di tipo impiegatizio in modo da lasciare il tempo al docente documentalista di svolgere, con professionalità, i ruoli didattici.

La docente di biblioteconomia Luisa Marquardt

Questo chiarimento – riportato dalla lezione della docente di biblioteconomia Luisa Maquardt del dipartimento di scienze della formazione di Roma tre – è necessario per avere un quadro più chiaro del ruolo che la b. s. deve assumere nella scuola e nel territorio.

La formazione e la creazione di un catalogo unico digitale 

Sono da esempio le biblioteche vicentine che, già ben strutturate ma non in rete, nel 2002 hanno sentito l’esigenza di una svolta per evolvere un modello funzionante ma con grossi limiti. In quegli anni è stato introdotto un progetto di formazione e le colleghe vicentine hanno scelto quale tipo di biblioteca scolastica scegliere.

Sono stati dati fondi e con quei fondi si è creato un catalogo unico digitale per tutti i cittadini. La b. s. è uscita dalla sua logica interna per confrontarsi con le altre b. s. ed anche con le biblioteche civiche.

È stato un lavoro duro e arduo perché ha comportato la completa riorganizzazione degli spazi. L’impresa di catalogazione dei libri ha permesso ad ogni singola scuola di focalizzare quale tipo di libri era necessario per quel tipo di istituto, ha permesso di scartare libri desueti e creare un catalogo adatto alla scuola di riferimento. Il progetto della rete ha consentito di avvicinare i ragazzi alla b. s. ed alla biblioteca civica.

Si è insegnato loro la consultazione del catalogo della biblioteca scolastica e della biblioteca civica mettendo in risalto naturalmente la differenza tra le due. In un mondo in cui il bombardamento di informazioni è enorme, si insegna loro a distinguerle e rielaborarle: ciò significa formare lettori esperti ed abituali che sappiano, in futuro, orientarsi nel lavoro ed anche nel tempo libero.    

Trascorsi 23 anni dall’esempio delle biblioteche vicentine, la macchia di leopardo non si è ristretta, la rete delle biblioteche vicentine resta assieme a poche altre, ancora l’unico valido esempio di biblioteche in rete.

Di sicuro molte realtà in Campania come in Abruzzo si sono attivate e fanno del loro meglio, manca però l’incentivo e l’intervento di fondi dedicati alla creazione della figura del docente documentalista e allo sviluppo delle reti.

Nel prossimo numero affronteremo la biblioteca sul territorio, a presto con belle e buone notizie.