Monastero delle Trentatré: un’isola di silenzio nel cuore di Napoli

Il pianista e compositore Francesco D’Errico

Oggi alle ore 18.00, si terrà l’evento “Costellazioni”, il concerto che vede protagonisti il pianista e compositore Francesco D’Errico, uno dei rappresentanti di spicco del jazz partenopeo a livello internazionale e il percussionista Antonio Caggiano, anima di Ars Ludi, uno degli ensemble di percussioni più apprezzati nel mondo.

È stata scelta come location la Sala Maria Lorenza Longo, appartenente al complesso monumentale del Monastero delle Trentatré nel centro storico di Napoli.

Il percussionista Antonio Caggiano

“Costellazioni” è una riflessione sull’immensità dell’Universo, sulle limitazioni umane e sulle fragilità degli stessi esseri umani. Paradossalmente proprio a Napoli nel suo centro storico, considerato parte di una città caotica e rumorosa, esiste il silenzio rappresentato proprio dal Monastero che ospiterà l’evento.

Nascosto tra i vicoli del centro storico partenopeo, nei pressi della collinetta Caponapoli, ovvero il luogo dell’Acropoli della Neapolis greco-romana, sorge questo complesso capace di presentarsi come un’oasi di pace e spiritualità.

Il Monastero fu fondato nel 1585 dalla Beata Maria Lorenza Longo, nome italianizzato di Maria Llorença Requenses Longo, una religiosa di origini catalane la quale decise di dedicare la sua vita a Dio e al servizio dei bisognosi dopo una profonda esperienza spirituale e dopo una guarigione da una grave forma di artrite reumatoide per intercessione della Madonna di Loreto.

Questo luogo dedicato alla clausura è un tesoro nascosto che affascina per la sua storia, la sua bellezza ed il mistero che lo avvolge.

Il Monastero prende il nome dai trentatré anni di vita di Gesù Cristo ed indica anche il numero massimo di monache che potevano essere ospitate nella struttura.

La sua fondatrice era una donna straordinaria che, dopo aver istituito l’Ospedale degli Incurabili, decise di dedicarsi alla vita contemplativa, fondando, appunto, questo monastero. Al suo interno le monache clarisse cappuccine vivono secondo la regola di Santa Chiara, dedicandosi alla preghiera, al lavoro manuale e alla contemplazione.

La clausura, scelta volontariamente, è un segno tangibile della loro consacrazione al Signore e al servizio del prossimo. Aldilà della sacralità, del misticismo e degli scopi nobili che contraddistinguono questo luogo, il Monastero delle Trentatré è un vero e proprio scrigno d’arte, che custodisce al suo interno opere di grande valore.

La sala intitolata a Maria Lorenza Longo

L’Ex refettorio monastico

Fu originariamente costruito all’interno dell’ospedale degli Incurabili, fondato dalla stessa Maria Lorenza e poi successivamente trasferito all’interno del monastero. La sua funzionalità testimonia la lunga tradizione di assistenza e spiritualità che caratterizza la città di Napoli.

Si tratta di un capolavoro con decorazioni ed affreschi che raccontano la storia e la spiritualità del luogo.

La lavorazione dei “bambinelli in cera”

È un’antica tradizione tramandata dalle monache e dedicata alla produzione di piccole sculture raffiguranti Gesù Bambino, realizzate interamente a mano utilizzando cera d’api con tecniche secolari. Ogni statuina è un pezzo unico, caratterizzato da tratti somatici delicati ed un’espressione dolce e serena. Il bambinello in cera rappresenta la purezza, l’innocenza e la divinità.

Non va tralasciato, tra i suddetti tesori inestimabili, lo stesso edificio che risale al XVI secolo e racchiude un mix di stili architettonici che riflettono l’evoluzione della città e le influenze culturali dell’epoca, e che trasporta i visitatori in un’altra epoca, vivendo emozioni indimenticabili.

Vi sono poi alcuni aneddoti e leggende, legate a questo monastero, da considerarsi, come si suol dire, tra il sacro ed il profano.

Le 33 monache e la Smorfia

Una delle leggende più famose associa la dizione trentatré al numero delle monache ospiti all’interno del monastero. Leggenda narra che le suore, per passare il tempo contassero in continuazione i quarti d’ora. Da qui l’espressione “Me pare ‘a monaca de trentatrè” utilizzata per indicare una persona che chiede continuamente l’ora.

Si racconta che addirittura, le monache abbiano inventato le sfogliatelle per ingannare il tempo! E che questa dolce prelibatezza sia diventata negli anni seguenti uno dei simboli della pasticceria napoletana. La storia è controversa ma che il dibattito sulle reali origini del dolce, tanto amato dai napoletani ed oltre, abbiano inizio!

Si dice, inoltre, che siano avvenute delle apparizioni mariane aumentando ulteriormente il suo fascino mistico. Alcuni sostengono di aver visto il fantasma di Maria Lorenza Longo aggirarsi per i corridoi del monastero. Detto questo il luogo offre, comunque, una un’infinità di motivazioni per visitarlo. Emana, infatti, ai visitatori un senso di straordinaria spiritualità e bellezza artistica, un’oasi di pace nel cuore di Napoli.

La visita al monastero è un’esperienza unica ed indimenticabile. Un viaggio nel tempo che ci permette di toccare con mano la storia e la fede di una città che non smette mai di stupirci.

Queste meravigliose monache, con la loro dedizione e la loro arte, mantengono viva una tradizione millenaria, dimostrando che la spiritualità e la cultura possono coesistere anche ai giorni nostri.

Un luogo dunque aperto al dialogo e alla condivisione, pronto ad accogliere chiunque desideri fare un’esperienza autentica e profonda.

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