Che Napoli è stato quello visto per la seconda volta in due settimane al Meazza?
Per rispondere è necessario prima di ogni altra cosa parlare della partita in generale.
Il commento complessivamente, a parte qualche voce stonata, l’ha qualificata come una bella partita.
È bene intenderci. Come qualificare, definire bella una partita?
Cosa vuole dire assistere ad una bella partita?
Se si preferisce vedere molti gol, tipo il 4 a 4 tra Inter e Juventus, quella di ieri sera è stata una gara avara di gol e di occasioni. Se invece la preferenza va ad una partita dove si vedono le mosse dell’allenatore, le giocate previste, studiate e messe in atto dai giocatori, l’intensità del gioco e la possibilità per entrambe le squadre di fare propria l’intera posta, allora Inter – Napoli ha ampiamente soddisfatto le aspettative.

Scott McTominay esulta dopo il gol realizzato al Meazza
Il Napoli è sceso in campo a San Siro memore della scoppola subita in casa dall’Atalanta e con la voglia di rifarsi.
L’Inter, nonostante la gara di Champions nelle gambe, ha giocato mettendo in campo tutto il suo potenziale, panchina compresa, con la voglia di andare in testa alla classifica.
In sostanza quella di ieri sera è stata davvero una partita di calcio. Uno di quei confronti dove nulla è stato lasciato al caso e dove Conte ha mostrato dove può arrivare il Napoli se questi giocatori, in attesa di qualche rinforzo, lo seguiranno in ogni particolare., quindi una bella partita.
La gara di ieri ha inoltre confermato che la rosa del Napoli ha bisogno di qualche ritocco essenziale se si vuol competere ai massimi livelli.

Il portiere del Napoli ripensa al gol subito sul quale forse poteva fare qualcosa di più
Conte, l’arbitro e il Var
Veniamo a questo punto a parlare dell’osservazione che l’allenatore del Napoli ha fatto nel dopo gara ai microfoni, ovvero quella della opportunità che gli arbitri vadano a riguardare al Var, richiamati dagli addetti, quando sia stato fischiato un rigore dubbio, poco chiaro, diciamolo inesistente.
La critica televisiva si è scatenata sull’argomento.
Qualcuno ha anche detto che bisogna spiegare a Conte cosa sia il protocollo.
Solo chi ha saputo leggere tra le righe le parole del tecnico ha assunto una posizione condivisibile.
L’osservazione dell’allenatore salentino parte dal presupposto, certamente giusto, che se esiste un sistema per evitare certi errori va utilizzato.
In sostanza Conte dice perché creare discussioni, paragoni con altri episodi simili, mettere i giocatori in condizione di protestare e quindi poi punirli con le ammonizioni, rischiare soprattutto di falsare una gara e in qualche caso l’esito di una stagione, di un campionato?
Lo dice peraltro proprio dopo che l’episodio non ha influito sulla gara, quindi non è una lagnanza tipica del perdente ma è l’invocazione di un uomo di campo, che conosce il mondo del calcio e il mondo arbitrale, affinché si ponga rimedio eliminando un protocollo interpretativo, quindi personale, per dare certezza, garantire legalità, appurare la verità durante una gara, grazie ad un sistema che consente all’arbitro, capace di onestà intellettuale, di rivedere una propria decisione errata.
La cosa si diceva è stata compresa da pochi e chi ha richiamato all’attenzione che oggi esiste questo protocollo è rimasto tecnicamente nel giusto ma non ha compreso quale fosse lo scopo dell’allenatore del Napoli.
Alcuni si sono soffermati maliziosamente sul termine dietrologia, usato da Conte, mentre qualcuno ha compreso perfettamente che il tecnico si riferiva proprio alle faide televisive e giornalistiche a cui assistiamo ogni settimana.
Sarebbe utile che in televisione le moviole siano affidate ad un ex arbitro assistito da un ex calciatore. Forse il confronto tra i due porterebbe ad una maggiore chiarezza e a scelte più di campo che da salotto televisivo.
Sarebbe il caso che quei giornalisti la cui fede è chiara non fossero coinvolti nel momento in cui si parla della loro squadra del cuore soprattutto per evitargli di fare brutte figure.
Perché è facile dire che ieri sera Conte abbia parlato quando il rigore era stato assegnato contro la sua squadra ma è altrettanto facile che ognuno riporti all’uditorio episodi precedenti che guarda caso coinvolgono proprio la squadra per cui tifa.
L’arbitro Mariani e la prestazione insufficiente

L’arbitro Mariani parla con Di Lorenzo e spiega di aver avuto l’ok del Var
Hanno invece ragione i giocatori presenti nei salotti che nella totalità si sono schierati contro l’assegnazione del rigore da parte dell’arbitro Mariani.
La realtà alla fine di questa discussione è racchiusa proprio in questo particolare non irrilevante.
Gli uomini di campo hanno detto che il presunto fallo di Anguissa su Dumfries non era rigore, gli ex arbitri si sono appellati al protocollo per spirito di corpo, i giornalisti hanno giocato nel campo che preferivano.
Tutta questa storia poi impatta con un altro particolare poco rilevato.
Mariani, si legge il labiale mentre parla con Di Lorenzo, dice che dalla sala Var il rigore gli è stato confermato.
E allora?
C’entra quindi la dietrologia, quella che si può pensare fosse sottointesa nelle parole di Conte, quella chiamata in causa da un allenatore che conosce bene come funziona il calcio italiano?
Ed è giusto che l’arbitro vada a rivedere per confermare o rivedere la sua decisione, proprio come Conte ha suggerito?
Non sarà facile e non si sa se mai accadrà, ma si dovrebbe prendere in esame di dare agli arbitri la facoltà di riguardare una propria decisione se anche esiste un solo dubbio e soprattutto bisognerebbe che gli addetti al Var lo invitino ad andare a riguardarla senza assentire per non smentire o sminuire la risoluzione e l’autorevolezza del direttore di gara.