Il Napoli sarà capolista ancora stasera qualunque risultato maturerà dopo la partita prevista alle 18.00 al Meazza di San Siro tra Inter e Juventus.
Il derby d’Italia, come viene chiamata questa gara, dovrebbe essere uno scontro gradevole se le due squadre lo vorranno giocare per vincerlo ma potrebbe anche essere una partita bloccata dal pensiero di non volerla perdere.
Si vedrà. Ma resta l’appellativo dato a questa gara da tanto che è particolarmente significativo. Per molti questo scontro rappresenta il calcio italiano perché la torta se la devono dividere a qualunque costo quelle squadre che la geografia e la storia hanno sistemato peraltro anche così vicine.
Il polo industriale italiano doveva primeggiare anche nello sport nazionale e così è stato da sempre.
Il Napoli visto contro il Lecce
Il trattamento riservato dai difensori del Lecce a Lukaku
Torniamo a parlare del Napoli.
Antonio Conte ha difeso la prestazione dei suoi uomini e lo ha fatto affidandosi ai numeri di Napoli – Lecce che gli danno ampiamente ragione.
A chi gli chiedeva di Lukaku ha ribadito che l’analisi sui singoli non gli piace e questo non significa che il belga abbia giocato male e lui non ne abbia voluto parlare.
La prestazione di Romelone nel complesso manca solo di un gol che il centravanti avrebbe potuto realizzare in almeno tre occasioni.
La rete decisiva messa a segno da Di Lorenzo contro il LecceAl contrario va analizzato il suo modo di lavorare per la squadra, la sua forza fisica che costringe le difese avversarie a tralasciare qualche marcatura. Non è un caso che ieri i due gol, quello annullato e quello regolare del vantaggio, gli abbia messi a segno Di Lorenzo.
La rete decisiva messa a segno da Di Lorenzo contro il Lecce
E non è un caso che il colpo di testa sul calcio d’angolo battuto da Politano l’abbia piazzato McTominay.
Ognuno ha comunque le sue idee, le sue opinioni ma se si deve proprio analizzare una prestazione individuale bisogna farlo complessivamente.
Il rendimento di Lukaku ha certamente importanti margini di miglioramento ma il fatto che ieri potesse andare a segno in più di un’occasione significa che la forma fisica sta tornando e che la precisione arriverà.
Il Napoli visto ieri al Maradona ha di fatto meritato la vittoria, ha corso qualche rischio contro una squadra che aveva poco da perdere e che ha cercato l’unica strada possibile. Difesa ad oltranza, marcatura asfissiante, ricerca del contropiede per provare a portare a casa un risultato positivo.
In poche parole il tipico calcio all’italiana quello che ha fatto dire a Slot da Liverpool parlando di Chiesa: “è arrivato in un campionato dove ha trovato un calcio di altra intensità”.
Gian Piero Gasperini e la Champions
Un classico atteggiamento di Gasperini rivolto all’arbitro
E sono significative a questo proposito le parole di Gasperini nel dopo Atalanta – Verona, partita risolta con punteggio tennistico: “certo uno sarebbe stato meglio farlo al Celtic”.
In quella partita si è verificata la tipica legge del contrappasso. Il calcio italiano ha da sempre le sue caratteristiche ed il Celtic, squadra scozzese, è venuta in Italia a Bergamo giocando il più classico dei catenacci per portare a casa un risultato valido.
Povero Gasperini. Le sue squadre giocano bene a detta dei più, sono le più vantate nei salotti televisivi sportivi dove spesso gli ospiti sono dei perditempo.
De Ketelaere in Champions circondato dai difensori del Celtic
È vero la sua Atalanta gioca bene soprattutto quando è in giornata ma si fa fatica a ricordare un’intera stagione nella quale abbia potuto esprimere il suo gioco tipo. La motivazione di questa mancanza di continuità di una squadra dove ci sono molti nazionali forse potrebbe essere evidenziata dal successo in Europa League. Quel torneo che fino allo scorso anno vedeva gare di andata e ritorno con gli stessi avversari ed una finale in gara unica non può essere paragonato neanche minimamente ad un campionato, ad una stagione fatta di 38 gare.
Certo ci sono illustri precedenti di tecnici capaci di dare alle proprie squadre aspetti gradevoli nel gioco senza riuscire ad affermarsi in serie A. Su due piedi vengono in mente: Ilario Castagner, Luis Vinicio, Zednek Zeman, Carlo Mazzone, Claudio Ranieri.
Sono tutti andati vicino all’obiettivo fallendolo ognuno per un motivo.
Castagner allenava il Perugia ed ha perso il campionato senza perdere una partita. Aveva una squadra fatta di gregari con Paolo Rossi finalizzatore. Vinicio fece del Napoli una squadra sudamericana che giocava a memoria ma il rendimento in trasferta non gli consentì di mettere le mani sullo scudetto che meritava. Zeman mostrò meraviglie con il suo Foggia dei miracoli, una squadra capace di lanciare giocatori e di giocare un calcio con forti connotazioni danubiane. Le avventure a Roma su entrambe le sponde potevano regalargli il titolo ma aveva già fatto delle esternazioni che in Italia sono vietate. Mazzone è stato forse il miglior allenatore di provincia italiano e quando arrivò alla sua Roma fu superato dalle emozioni e poi c’era in agguato la solita squadra zebrata. Ranieri è forse l’esempio più emblematico. Divide con Carlo Ancelotti l’essere arrivato secondo e non aver vinto alla Juventus. Entrambi però hanno una grande giustificazione non erano considerati per quello che erano da un’ambiente che in fondo non li gradiva.
Ecco tutti questi problemi Gian Piero Gasperini non li ha. Ha una società ed un ambiente che lo stimano. È stato da giocatore alla Juventus ed ha imparato il politichese sportivo. Ha una squadra fatta quasi tutta di nazionali. Ha una struttura importante a Zingonia per gli allenamenti. Ha avuto, non si sa se è ancora con lui, un preparatore venuto dal freddo di cui si parla bene e qualche volta male ma che sa come far andare le gambe dei giocatori.
Ha tutto Gasperini, ma forse gli manca la qualità più importante a cui potrebbe mettere riparo se volesse: l’umiltà. Si guardi un poco per quello che fa in panchina. Tenga il conto di quante volte ha fatto questioni con l’allenatore avversario. E poi ripensi a quei giocatori che andando in altre squadre hanno parlato di lui.