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Oggi 31 ottobre con Repubblica un libro dedicato a Eduardo

In occasione del quarantennale della scomparsa del grande drammaturgo e attore l’iniziativa de la Repubblica con il volume “Tavola tavola, chiodo chiodo...” spettacolo dell’attore napoletano Lino Musella che racconta le lotte tra Eduardo De Filippo e il potere, la rabbia, le umiliazioni, le sconfitte e la ricostruzione curato da Maria Procino e Alessandro Toppi e per la veste grafica da Guida Editori

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Il quotidiano la Repubblica oggi ricorda regalando un libro ai suoi lettori su Eduardo De Filippo.

Eduardo De Filippo

Il libro curato per la veste grafica da Guida Editori

Sono quarant’anni che Eduardo De Filippo manca ma in realtà è come se questo tempo non fosse mai passato. 

Certo ci manca andare a teatro per vederlo sul palco nei suoi ruoli diventati nel tempo una parte di tutti noi a Napoli come ovunque.

È vero ci sono gli strumenti audiovisivi che oggi ci consentono di poterlo vedere e rivedere quante volte vogliamo. Ci sono libri scritti da chi ha sentito il bisogno di parlare di lui. Ci sono compagnie teatrali che riportano ogni anno puntualmente in scena qualche sua rappresentazione e poi c’è la Rai che trasmette di tanto in tanto le sue commedie, le sue interviste, realizza documentari andando a cercare contributi per conoscere tutto di quel uomo che ha dedicato la sua vita alla sua passione.

Anche la Rai con la Repubblica ricorda il grande attore 

In questo frangente la Rai ha inoltre programmato su Rai 5 più di un mese di contributi sul grande attore e drammaturgo che peraltro sono visibili sul Raiplay. Senza parlare di tutti i contributi presenti su YouTube e in generale, quelli validi, su Internet.

Eduardo De Filippo

Eduardo De Filippo ha dato lustro al teatro ed alla sua città.

Tra i ricordi personali, ho avuto la fortuna di vederlo recitare in teatro più volte, c’è n’è uno che mi ritorna spesso in mente.

Era un Eduardo anziano con gli occhiali scuri per il problema che lo affliggeva ad un occhio. La voce e l’espressione erano rimasti intatti, qualche pausa in più ma parole lucide, ancora piene di passione e riconoscenza per aver potuto fare nella vita quello che era nella sua indole.

Luca de Filippo ed il ricordo del padre a La Sapienza

Luca De Filippo

Luca De Filippo ed il suo sorriso coinvolgente

Parlo degli interventi che Eduardo fu chiamato a tenere alla Sapienza a Roma ai giovani che si precipitarono per ascoltarlo, vederlo da vicino. Per meglio descrivere quell’occasione è bene utilizzare poche parole di un ricordo che il figlio Luca ci ha lasciato: «Quando fu chiamato negli ultimi anni di vita alla Sapienza di Roma per fare lezione di drammaturgia, un professore disse: dove arriveremo, un guitto all’Università! Che successo invece, mio padre ha sempre avuto attenzione enorme ai giovani, anche nelle compagnie. Oggi sono contento che Eduardo all’università ci torni, studiato».

In uno di quei interventi Eduardo parlò anche di suo figlio, della fortuna che lo aveva baciato nel poter contare su un giovane che ne seguisse le orme, che ne continuasse l’opera. E lo fece soprattutto con l’orgoglio di un padre non di un attore.

Eduardo De Filippo

Il libro edito da Einaudi delle lezioni di teatro

D’altronde la sua vita era stata segnata dalla prematura morte di una figlia amatissima, Luisella come la chiamava lui, e anche altri eventi hanno segnato il corso della sua esistenza. Ma non è il caso di scrivere un peana per parlare brevemente del grande attore-drammaturgo.

È invece, o forse sarebbe, il caso di parlare della lungimiranza di quell’uomo, della sua capacità di vedere cosa sarebbe accaduto anche dopo la sua scomparsa.

I suoi lavori sono un testamento artistico ineguagliabile, penso a tutti quelli che si adoperano meritoriamente per riportarli in scena, anche se, magari sbagliando, ogni volta si è portati a paragonare le interpretazioni ed allora diventa naturale dire: “lui era un’altra cosa”.

Magari è così ma dobbiamo accettare che altri possano riproporlo senza alcun timore e senza crearsi problemi per il paragone che in ogni caso verrà fatto.

Il testamento di Eduardo è nei suoi lavori ma è soprattutto da ricercarsi nella voglia di penetrare nell’umanità, nella vita di tutti i giorni, fatta di cose belle, brutte, allegre e tragiche.

L’attore negli ultimi anni aveva lasciato un poco di posto all’uomo Eduardo. La vita gli aveva imposto ritmi frenetici. Aveva detto ad un certo punto che per continuare a fare teatro e per finanziare la ricostruzione del suo amatissimo San Ferdinando era stato costretto a fare il cinema. La soluzione ad una serie di problemi senza che fosse un male.

Si è molto favoleggiato sul suo modo di essere capocomico. Ebbene senza analizzare andando ai fatti quanti attori che ancora lavorano hanno iniziato con lui? Quanti studenti ora impiegati, dirigenti, imprenditori, magari attori, etc. lo ricordano per aver partecipato direttamente e successivamente a mezzo di dispositivi audiovisivi indirettamente a quegli interventi, vere e proprie lezioni di teatro, alla Sapienza?

Noi napoletani magari un poco di più, ma tutti quelli che ogni giorno pensano a cosa li circonda ed a come miglioralo sono nipoti del grande Eduardo. In fondo quello che lui voleva lasciare come testamento forse era proprio questo.