All’anagrafe Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Pelé.
Il campione brasiliano non ha certo bisogno di presentazioni. Basti pensare al fatto che sia stato ritenuto il calciatore più forte di tutti tempi. L’eterna diatriba fra lui e Maradona non avrà probabilmente mai fine, almeno fino a quando non nascerà un calciatore di simil-livello (cosa tutt’altro che scontata). Un pochino come la più recente, dei giorni attuali, sfida tra l’argentino Leo Messi ed il portoghese Cristiano Ronaldo. Da un lato la classe, la qualità la tecnica, dall’altra la ferocia, la cattiveria agonistica, la voglia di segnare a tutti i costi ed incidere il proprio nome nell’eternità del mondo pallonaro.
Pelè: il brasiliano che ha fatto la storia del Santos

Pelè O Rey raccoglie la palla alle spalle di Andrada
Unico calciatore, statistica ancora a suo favore, ad aver vinto 3 mondiali con la propria nazionale. Pelè ci è riuscito nel 1958, 1962 e 1970. Dopo le giovanili fra i 12 e i 15 anni, dal 1952 al 1956, nel Bauru, a 16 anni Pelè arriva al Santos, a cui legherà il suo nome per quasi tutta la carriera prima di chiuderla in America con la maglia del Cosmos.
Fu soprannominato O Rei (il Re), O Rei do Futebol (il Re del calcio) e Perla Nera è il calciatore del secolo, nonché pallone d’oro del secolo per la FIFA. Nei suoi 20 anni di militanza al Santos ha vinto 10 volte il campionato Paulista, 4 il torneo Rio-San Paolo, 6 il Campeonato Brasileiro Serie A (di cui 5 consecutive), oltre a 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali e la prima edizione della Supercoppa dei Campioni Intercontinentali.
Quando a 36 anni decise di chiudere la carriera in America giocando al fianco di Chinaglia e Beckenbauer riuscì anche a vincere un Campionato NASL con la maglia del New York Cosmos. Con 37 trofei in carriera è fra i primi 10 calciatori più titolati di tutti i tempi.
O Milésimo di Pelè
«Per l’amore di Dio, gente mia, ora che tutti mi state ascoltando, faccio un appello speciale a tutti: aiutate i bambini poveri, aiutate gli abbandonati. È il mio unico appello in questo momento speciale per me».
Fu questa la frase pronunciata da Pelè dinanzi alla folla estasiata del Maracanà, il 19 novembre del 1969. Esattamente 55 anni fa. Stesso giorno del compleanno di sua madre. E stesso anno in cui Neil Armstrong diventava il primo uomo a muovere i primi passi sulla Luna. Pelè non avrebbe potuto scegliere data migliore per decidere di segnare il suo millesimo gol in carriera. Eppure ci era andato vicinissimo, senza riuscirci, appena tre giorni prima. Il destino volle una data. E quella data ha segnato la storia del calcio mondiale.
Si gioca, come detto, al Maracanà di Rio de Janeiro la sfida fra Santos e Vasco da Gama. Il campione brasiliano va vicino al gol più volte ma prima la traversa e poi il portiere avversario lo fermano. Improvvisamente al minuto 78 viene fischiato un rigore per il Santos. Pelè ci mette un secondo per raccogliere il pallone fra le mani e metterlo sul dischetto ma ci vorranno almeno 5 minuti prima che tutti, giornalisti, tifosi, security possano sistemarsi dietro la porta del Vasco da Gama difesa dall’argentino Andrada. Gli occhi di tutto il Brasile, anzi di tutto il mondo sono su di lui.

La folla porta in trionfo Pelè
Quando, con la freddezza di chi in carriera ha già vinto tutto, Pelè calcia il penalty mettendo la palla alle spalle di Andrada, si ritrova portato in trionfo dalla folla entusiasta. La notizia fa il giro del mondo e due sono le versioni: la prima vuole che la partita venga sospesa in quel momento sul risultato di 2-1 per il Santos e la seconda è che in realtà la gara riprese fino al novantesimo. Ciò che è certo è che 55 anni fa Pelè segnò il suo gol numero 1000 in carriera. Quando smise gli furono accreditate 1281 reti ufficiali.
Riguardo il suo gol numero 1000 il poeta brasiliano De Andrade disse: “non è difficile segnare mille gol come Pelè, è difficile segnare un gol come Pelè”.