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Scusa Ameri, sono Ciotti

Quanto manca una voce come quella di Sandro Ciotti al racconto del calcio attuale? Breve ricordo di un professionista poliedrico capace di inventare una nuova modalità di raccontare lo sport sin dalla fine degli anni ’50 grazie alla sua competenza ed alla sua vasta e profonda cultura

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Il 4 novembre avrebbe compiuto 96 anni e da ventuno anni non è più con noi: parliamo di Sandro Ciotti.

Lo spunto per occuparsi, sia pur brevemente, di lui arriva dall’analisi della qualità delle radiocronache sportive di oggi per non parlare delle telecronache dove abbonda il sensazionalismo a scapito della scarsa conoscenza di quello di cui si dovrebbe parlare.

Sandro Ciotti e Maria Teresa Ruta

Alla Domenica Sportiva con Maria Teresa Ruta da lui battezzata come “il sorriso che non conosce confini”

Va anche detto che i vari programmi sportivi che affollano le nostre serate televisive scompaiono a confronto con la sua conduzione della Domenica Sportiva della Rai iniziata nel 1986 e durata per otto stagioni.

Romano, studi classici, amante della musica ma si potrebbe dire della vita in tutti i suoi aspetti.

Decise di fare il giornalista seguendo le orme del padre, prematuramente scomparso, ma poi ha saputo fare tante cose in tanti campi diventando di fatto ed in particolare una personalità ed un punto di riferimento per chi seguiva il calcio.

La sua fama è certamente legata alla sua partecipazione a quel pilastro di trasmissione che è stata e continua ad essere “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Tutto il calcio minuto per minuto

Sandro ciotti a destra con Riccardo Cucchi

Ciotti entrò in redazione sin dall’inizio nel 1960 e nel 1996, quando per raggiunti limiti di età lasciò la Rai, concluse il suo percorso con una frase chiara, concisa ed elegante, caratteristiche che ne hanno contraddistinto tutta la sua carriera, questo il suo ultimo intervento del 12 maggio 1996: “Scusa Provenzali. Soltanto dieci secondi per dire che quella che ho appena tentato di concludere è stata la mia ultima radiocronaca per la Rai. Un grazie affettuoso a tutti gli ascoltatori, mi mancheranno”.

Si può definire Sandro Ciotti come un eclettico scortato da una ampia cultura che gli permise di cimentarsi in tanti campi. Scriveva, conduceva programmi, suonava, componeva ed in ogni sua attività non ha mai fatto neanche capolino la banalità, la superficialità, la ricerca di un linguaggio che non fosse quello personale.

Ciotti tra musica e sport

Ammetteva che la passione più importante della sua vita era stata la musica, aveva iniziato a studiare il violino sin dall’età di cinque anni.

Capitò però che la sua seconda passione, il calcio, in qualche modo gli impedisse di sfondare nella musica per acquisirlo per nostra fortuna. Un banale incidente di gioco, quando si allenava nelle giovanili della Lazio, gli causò un problema alla mano che lo limitò nell’utilizzo del violino.

Ciotti però sapeva suonare anche il pianoforte, scriveva poesie e non lasciò mai la musica spendendo un po’ del suo tempo per comporre alcune canzoni tra cui la celebre Veronica di Enzo Jannacci.

Fu uno dei primi se non il primo a intuire ed intervistare il personaggio Luigi Tenco, il cantautore di cui divenne amico, di cui poi in qualche modo fu testimone della morte, al punto da smentire chi la volle addebitare alla delusione dovuta all’esclusione dalla finale, avvenuta proprio durante il Festival di Sanremo del 1967.

Arguto, pungente mai oltre il limite, sagace, ironico dalla battuta pronta come quando paragonò durante un Festival di Sanremo Pippo Baudo, che conduceva quell’edizione con al suo fianco una giovanissima Lorella Cuccarini, a Franco Baresi, dicendogli: “Tu assomigli a Baresi perché dai spazio alle partner nella stessa misura in cui lui lo dà alle punte avversarie”.

Chi era in realtà l’uomo Ciotti

Ci sono molti cliché che vengono usati per parlare ancora oggi di Sandro Ciotti: la sua voce particolare, il fatto che fumasse 40 sigarette americane senza filtro al giorno, la sua rivalità con Enrico Ameri, la sua passione per la musica e per il calcio.

In realtà di Ciotti si dovrebbe dire che è stato un eccezionale testimone di quell’Italia che stava cambiando, che si stava aprendo al mondo dopo anni di buio estremista e nazionalista.

La sua partecipazione apparentemente marginale, fu relegato a raccontare dell’Hockey su prato essendo già assegnati gli altri incarichi, alle trasmissioni organizzate per le Olimpiadi di Roma del 1960 è una dimostrazione della sua cultura, della sua abilità giornalistica e della sua intelligenza pronta.

Ascoltare dalle teche della Rai alcuni sui interventi dovrebbe essere una delle modalità istruttive per chi ritiene di voler fare giornalismo di un certo livello.

Tra l’altro si avrebbe la possibilità di ascoltare la sua voce iniziale prima del 1968 quando prese quel caratteristico tono rauco che accompagnò la sua carriera d in qualche modo ne determinò anche una repentina identificazione lavorando soprattutto alla radio.

Sandro Ciotti con la sua attività ha segnato un’epoca, ha dettato uno stile, ha sdoganato il calcio che sembrava legato in precedenza esclusivamente al risultato.

La sua competenza, la sua cultura a supporto e la sua immediatezza e chiarezza nel raccontare le vicende a cui partecipava hanno accompagnato milioni di persone negli anni. Hanno rappresentato per molti appassionati un appuntamento fisso, atteso una settimana intera.

Sul sito di Rai Cultura è possibile vedere una trasmissione a lui dedicata nella serie “Italiani” curata e condotta da Paolo Mieli.