Home Sport Una “rosa” da sfogliare per il Napoli o una mentalità da costruire?

Una “rosa” da sfogliare per il Napoli o una mentalità da costruire?

Campionato regolare, mercato chiuso, le big rinforzate, la capolista del momento indebolita. Il menù che piace al calcio italiano partendo dal neo rieletto presidente Gravina (terzo mandato) è servito. Gli invitati sono pronti e famelici ma non si può dire perché si rischia di essere provinciali

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La regolarità del campionato, tanto invocata da Marotta e company, adesso sembra ristabilita con il completamento della gara di Firenze interrotta per il problema fisico patito da Bove.

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Resta da recuperare Bologna – Milan con entrambe le squadre che in questo momento sembrano avere come obiettivo primario e massimo il ritorno nella zona che assegna i posti in Champions per la prossima stagione.

Si è chiusa la sessione invernale di un calciomercato dove hanno dominato prestiti, scambi e impegni futuri a pagare per molte società che non potrebbero neanche presentarsi allo Sheraton di Milano visti i bilanci che hanno di recente depositati.

Il Napoli platonicamente campione d’inverno

Per effetto della sconfitta dell’Inter a Firenze oggi si può dire che il platonico titolo di campione d’inverno è stato conquistato dal Napoli di Antonio Conte.

Per il Napoli è la settima volta che accade. Per gli amanti della statistica nelle precedenti sei occasioni il risultato finale positivo è stato raggiunto al 50%.

Questi sono gli unici dati statistici che abbiamo citato.

Ci si ferma qui.

La statistica non è una scienza precisa e poi nel calcio più che i dati contano i risultati e come alcune società italiane li abbiano raggiunti, diciamolo pure ci facciamo bastare un rocambolescamente!

Il campionato italiano è figlio dell’anti provincialismo.

Il senso è questo: se ti lamenti perché vincono sempre gli stessi sei provinciale. Se dici che ci sono stati favoritismi e irregolarità sei molto provinciale. Se dici che esiste il condizionamento psicologico degli arbitri sei assolutamente provinciale.

Che rapporto esiste tra la rosa di una squadra e i suoi risultati

Oggi la discussione di moda nei salotti televisivi, sempre più inguardabili,  si è anche spostata sul valore presunto o reale delle rose a disposizione di questo o quell’allenatore.   

La questione è complessa e presenta delle angolazioni da cui guardarla davvero bizzarre.

Gasperini deluso dal risultato e dall’impegno dei suoi.

Prendiamo ad esempio, una a caso, la rosa dell’Atalanta.

La lista dei nerazzurri agli ordini di piangina Gasperini ammonta e ben 26 giocatori. Tutti di primo livello, ossia tutti possibili titolari sia a Bergamo che altrove.

Si obietterà che ci sono degli infortuni. Ma di questi periodi chi non li ha.

Si dirà che l’Atalanta gioca in Champions e con buoni risultati.

Si dirà che ha giocato in Supercoppa e Coppa Italia anche se i risultati non sono stati eccelsi.

Insomma si dirà che servono tutti questi giocatori e che Gasperini è sfortunato tanto quanto è bravo.

In realtà molte prestazioni della squadra bergamasca lasciano dubbi su una serie di fattori. L’alternanza di prestazioni in campo da mille all’ora all’abulicità solleva qualche perplessità sui metodi di allenamento del Gasp, che ha vinto in Europa ma che non sappiamo se riuscirà a farlo in Italia reggendo una stagione intera.

Tornando alla rosa, mettiamola a confronto con quella del Napoli.

I giocatori a disposizione di Antonio Conte sono 24, tra cui tre portieri, quindi 21 calciatori di movimento.

Di questi solo 15 sono da considerarsi di primo livello, non stiamo parlando né di campioni né di fuoriclasse, ma semplicemente di buoni calciatori che potrebbero giocare da titolari nelle squadre che occupano la sinistra della classifica italiana del momento.

Anche in questo caso ci sono stati e ci sono infortuni risolti, non ancora risolti e in via di risoluzione ma Conte è stato preciso facendo capire che tanto per prendere non avrebbe voluto nessuno.

Questa è la dimostrazione pratica di come questa stagione del Napoli vada considerata come quella della ricostruzione, una sorta di pietra angolare per costruire una compagine in grado di evitare il mediocre campionato dello scorso anno.

Che poi oggi questa formazione sia in testa al campionato, abbia la miglior difesa in Italia e la seconda nei cinque campionati più importanti d’Europa dopo l’Atletico Madrid, che abbia lo stesso numero di vittorie dopo 23 giornate del Liverpool in testa con ampio distacco in Premier League. Dato che, sempre nei cinque campionati più importanti, solo il PSG e il Bayern possono migliorare visto che sono indietro ma hanno giocato al momento solo 20 partite.

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Certo il Napoli gioca solo il campionato essendo stato eliminato dalla Lazio in Coppa Italia e non partecipando a nessuna competizione europea.  

Vengono a questo punto naturali alcuni quesiti che rimandiamo alla valutazione e all’opinione di tutti.

È sicuramente necessario avere rose molto ampie per vincere?

È necessario precipitarsi sul mercato in ogni sessione soprattutto quando i conti societari non lo consentirebbero (vedasi Juventus, Milan, Roma, etc)?

È necessario avere una seconda squadra quasi di pari livello e non avere un’identità di gioco precisa?

È necessario strapagare giocatori che alla fine della stagione hanno reso poco o niente?

È produttivo cambiare tre allenatori in una stagione per trovare forse una quadratura e riuscire a tenere a bada lo spogliatoio?

Forse è giusto si faccia così.

Forse è produttivo.

Forse è ragionevole per non esaurire le energie fisiche dei giocatori.

Forse è ragionevole perché così si vince.

Dalla Premier League ci viene però un esempio, non è l’unico, che sarebbe giusto osservare e studiare.

Il tecnico olandese Arne Slot e il suo Liverpool dominante in Premier

Il Liverpool e la la Premier da protagonista assoluto

Il Liverpool che ha sin qui giocato 41 partite ufficiali (ci sarebbe da aggiungere anche tre amichevoli estive internazionali) ha impiegato 20 giocatori, la rosa ufficiale è di 28, per almeno 15 volte.

Il resto della rosa ha raccolto briciole e va detto che molte presenze dei 20 sono dovute a subentro durante la partita, magari anche per pochi minuti.

E poi cosa più importante la squadra di Slot, tecnico che si sta affermando definitivamente nel panorama internazionale, ha giocato in: Premier, in Champions, in FA Cup e in Coppa di Lega partendo dal terzo turno preliminare e non dagli ottavi come si fa per le prime della classe del campionato italiano che accedono direttamente agli ottavi di Coppa Italia.

Ed allora. Forse entrambi gli esempi sono troppo in alto per il Napoli.

Si è discusso molto del pareggio degli azzurri a Roma di domenica sera, maturato peraltro nel finale di un secondo tempo in cui la Roma aveva tirato in porta una sola volta prima della rete e su calcio di punizione.

Si è molto criticato l’atteggiamento della squadra nel finale, si è discusso, criticandolo, sui cambi decisi da Conte.

Per non essere provinciali si è parlato poco di almeno un rigore che ci sarebbe stato a favore del Napoli nel primo tempo e forse di altri provvedimenti che l’arbitro non ha inteso prendere.

Nessuno ha detto che probabilmente Conte sta facendo fare alla squadra un richiamo di preparazione atletica per poter affrontare quest’ultima parte della stagione al meglio visto la ristrettezza delle scelte a sua disposizione, particolare che spiegherebbe il finale troppo in affanno.

Il Napoli di questa stagione non è stato costruito per vincere il campionato, non è stato neanche rinforzato a gennaio per inseguire questo obiettivo, anzi a detta di tutti si è indebolito con la partenza di Kvara.

La squadra affidata a Conte ha il compito di tornare in Europa possibilmente dalla porta principale.

Durante la prossima estate poi si dovranno fare i giusti investimenti per alzare l’asticella e ben comportarsi in Europa.

D’altra parte le cosiddette griglie che vengono fatte ad inizio di ogni stagione dagli esperti: giornalisti, opinionisti, allenatori, ex giocatori, etc, hanno visto la squadra affidata ad Antonio Conte giustamente indicata al massimo in lizza per un posto in Europa League.

Solo qualcuno, confidando nelle capacità di Conte, si è azzardato ad indicarla come una tra le formazioni che si sarebbero contese un posto in Champions, soprattutto se i posti sarebbero stati cinque.

Nessuno vuole nascondersi, nessuno a Napoli ieri sera ha festeggiato, nessuno pensa che l’obiettivo sia a portata di mano.

Ed è giusto così, non c’entra la scaramanzia, sono quelli che stilano le griglie che oggi parlano un’altra lingua da opportunisti e venditori di fumo.

Qualcuno addirittura ha lasciato capire, in maniera sibillina, che Conte si starebbe preparando a lasciare Napoli per i mancati rinforzi di gennaio.

Sono in mala fede e soprattutto dimenticano che la Sibilla Cumana ha diffuso i suoi oracoli dalle nostre parti e che quindi si conoscono bene i venticelli che servono a calunniare le persone che lavorano o quantomeno a destabilizzare un ambiente che invece è sereno come non mai.