Home Sport 0 – 1 a Bruxelles, Spalletti centra con l’Italia il primo obiettivo

0 – 1 a Bruxelles, Spalletti centra con l’Italia il primo obiettivo

La Nazionale italiana di Spalletti approda ai quarti di finale di Nations League con 13 punti in cinque partite. Resta solo da vedere se da prima o da seconda nel gruppo. Nel dopo partita importanti, esplicative e intelligenti dichiarazioni del ct sul calcio italiano

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L’editoriale

Da prima o al massimo da seconda nel gruppo 2 di Nations League l’Italia, o meglio la nazionale italiana allenata da Luciano Spalletti, approda al doppio confronto dei quarti di finale che si giocherà a marzo.

La posizione di classifica si definirà domenica sera dopo lo scontro diretto di Milano con la Francia.

Sandro Tonali

Tonali su invito di Di Lorenzo mette a segno la rete della vittoria contro il Belgio

L’Italia ci arriva con due risultati disponibili, basterà infatti anche il pareggio, visto che nell’attuale classifica Donnarumma e compagni vantano tre punti di vantaggio sui transalpini.

Questa in sintesi la notizia. Soffermiamoci però sulle dichiarazioni del commissario tecnico per evidenziare alcuni aspetti importanti.

Lo stato di salute del calcio italiano 

Di Lorenzo - Tonali

L’abbraccio tra Di Lorenzo e Tonali dopo la rete del vantaggio azzurro

La prima in ordine cronologico è quella che riguarda il calcio italiano, il movimento in senso generale, lo stato di salute, considerando la reiterata invasione di giocatori stranieri che interessa non soltanto la serie A.

È bene evidenziare, proprio a questo proposito, come da qualche tempo anche le squadre del settore giovanile di tutte le società, nessuna esclusa, siano formate anche da numerosi giovani calciatori, forse troppi anche in ragione della qualità, di altra nazionalità.

Torniamo alla dichiarazione testuale di Spalletti sull’argomento dopo gli elogi del fine partita.

“Se si vanno a rivedere le cose dette, però … noi siamo l’Italia e trenta giocatori per costruire una Nazionale forte come la nostra si trovano sempre. Bisognava solo trovare le soluzioni giuste e mettere i ragazzi in condizione di giocare da squadra anche se gran parte del lavoro lo hanno fatto loro. Il nostro percorso sta andando avanti ed abbiamo dato seguito a quello di bello che abbiamo mostrato negli incontri precedenti”.

Il punto focale della dichiarazione parte dalle critiche ricevute dopo l’Europeo e le parole del tecnico, chiare come sempre e in qualche modo rassicuranti, provocano un minimo di disagio, sconcerto. È possibile che l’Italia calcistica esprima oggi a livello di nazionale trenta giocatori?

Ci sono stati tempi, senza eccedere nella nostalgia, in cui la scelta era difficile per l’abbondanza di giocatori validi in quel ruolo. Alcuni calciatori che oggi sarebbero sicuramente convocati e forse schierati in campo come titolari non hanno mai indossato la maglia azzurra o sono stati solo chiamati senza scendere in campo e in alcuni casi non sono mai stati neanche convocati.

Gabriele Gravina

Il presidente della Federazione italiana calcio Gabriele Gravina

Se l’osservazione di Luciano Spalletti, si diceva, da un lato tranquillizza l’ambiente dal punto di vista dei possibili risultati dall’altro dovrebbe far riflettere attentamente la dirigenza della federazione ed in primis il presidente Gabriele Gravina.

Si può fare qualcosa per migliorare il rapporto numerico scarno esplicitato da Spalletti? Si può fare in modo che nei settori giovanili trovino spazio in ogni caso i nostri giovani che sembrano al contrario allontanarsi dal mondo del calcio? Si può intervenire con decisione e fermezza sui bilanci di società, anche quotate in borsa, che spendono cifre esorbitanti per poi dichiarare perdite, impensabili e inaccettabili in altre attività produttive, senza occuparsi davvero del proprio settore giovanile?

Ai presidenti che hanno arricchito! la rosa delle proprie squadre con tanti giocatori stranieri se si rivolge la domanda rispondono che è più conveniente economicamente puntare sugli stranieri piuttosto che sul mercato interno.

Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha parlato molto spesso di costruire un settore giovanile all’altezza di una città come Napoli. Sono venti anni che ne parla ma poi non è mai successo nulla. Certo il settore giovanile del Napoli esiste e produce anche qualche buon giocatore ma il tutto accade perché si tratta di un obbligo dettato dal regolamento. Non si fanno investimenti con un orizzonte temporale adeguato. De Laurentiis si fece anche promotore per la ricerca popolare di un nome da dare al centro formazione di giovani calciatori napoletani ed oltre. Ne uscì fuori sul modello catalano della “cantera” la famosa “scugnizzeria” di cui si sono perse le tracce, messo che la denominazione fosse quella più giusta.

La ricostruzione di una squadra nazionale 
Buongiorno - Lukaku, due giocatori del Napoli a confronto in Nations League

Duello azzurro Napoli in Belgio – Italia tra Alessandro Buongiorno e Romelu Lukaku

Torniamo a Spalletti.

“La squadra ha dimostrato uno spirito eccezionale, la faccia giusta e ha lottato su tutti i palloni come avevo chiesto. Lo spirito adesso è giusto ed è merito anche dei dirigenti federali: dopo la delusione dell’Europeo nel suo primo discorso il presidente Gravina ha spiegato che il progetto sarebbe andato avanti. Oltre a dare tranquillità a me, abbiamo cambiato qualcosa a livello di calciatori, è vero, ma l’apporto della Federazione è stato comunque importante”.

Il richiamo alla presenza della Federazione di Spalletti è chiaro ma è altrettanto chiaro che il commissario tecnico dopo la delusione del campionato europeo forse si aspettava qualche reazione negativa, tipica del nostro calcio. In realtà l’avergli dato e riconfermato la fiducia è stato innanzitutto un atto dovuto, visto come era stato chiamato alla guida della Nazionale. Poi ci si augura che qualcuno abbia fatto una riflessione più approfondita sul suo valore. Abbia valutato sino in fondo le sue capacità, la sua professionalità e la sua perseveranza nel cercare un gioco che non sia strettamente legato agli uomini disponibili, ma che al contrario sappia accogliere i sostituti, come è avvenuto ieri sera, senza scossoni, senza indugi e senza preconcetti mantenendo viva una necessaria duttilità.

Spalletti si è addossato una parte importante della colpa della scadente prestazione all’Europeo ma se si guarda al rendimento della squadra in questa stagione, soprattutto al gioco messo in mostra si comprende quanto fosse stata rabberciata la situazione con la sua chiamata.

Il rapporto tra Roberto Mancini e la Federazione, alias Gabriele Gravina, si era molto incrinato, diremmo deteriorato dopo la mancata qualificazione al Mondiale. Andava presa una decisione netta, precisa, lungimirante subito dopo quella debacle senza indulgere in sensi di riconoscenza evanescenti e portati via dalla prima refola.

Forse non sarebbe stato Spalletti il prescelto in quel caso ma oggi non è dato sapere.

Quello che conta e che il tecnico abbia trovato la sua strada, quella che l’ha portato nella sua carriera a raggiungere sempre risultati di buono e ottimo livello e non ci si riferisce solo allo scudetto vinto a Napoli, sul quale qualcuno comunque a suo tempo si espresse dicendo che ne vale come quattro di quelli vinti nelle capitali italiane del calcio.