Van Gogh il genio incompreso

Il dipinto "Autoritratto senza barba" venduto 26 anni in un'asta record

La storia dell’arte, soprattutto quella relativa alla pittura, è piena di vicende e di pittori vissuti e morti in povertà a fronte di una produzione pittorica che, dopo la scomparsa, è stata molto ricercata e che ha raggiunto valori e quotazioni importanti con prezzi molto spesso stratosferici.

I due fratelli Vincent e Thèo Van Gogh in un ritratto giovanile

Vincent Van Gogh

L’esempio più emblematico è dato forse da Vincent Van Gogh.

Il pittore olandese nato a Zundert e vissuto solo 37 anni che non riusciva a vendere nessuna delle sue opere nonostante il fratello Théo fosse un mercante d’arte.

In realtà durante la sua esistenza breve e molto travagliata Vincent riuscì a vendere di persona una sola tela: La vigna rossa”, olio su tela eseguito ad Arles nel 1888.

L’artista fu sostenuto finanziariamente e non solo proprio dal fratello Théo che lo aiutò più volte anche a superare le crisi che lo assalivano di continuo. Vincent Van Gogh per questo è ritenuto uno dei pittori più emblematici e tra i più tormentati della storia dell’arte.

Il rapporto così stretto tra i due fratelli sfociò in un carteggio epistolare che ha permesso di conoscere il pensiero e le teorie sull’arte del pittore olandese attraverso le oltre seicento lettere scritte proprio al fratello.

I suoi quadri venduti nelle aste più importanti di tutto il mondo

Tornando ai quadri, al loro valore esploso negli anni, è da ricordare come proprio il 19 novembre del 1998, ventisei anni fa, fu battuta e venduta durante un’asta a New York la tela denominata dall’autore “Autoritratto senza barba”, dipinta nel 1889, che fu comprata per la somma iperbolica di 71,5 milioni di dollari.

Molti si sono chiesti nel tempo perché Van Gogh avesse prodotto diverse decine di autoritratti che l’artista soleva dipingere guardandosi allo specchio.

In un’occasione proprio Van Gogh motivò e spiegò questa sua scelta, dicendo: Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali”.

Si parlava della quotazione dei suoi quadri venduti all’asta ebbene oltre al già citato autoritratto vanno evidenziate almeno altre quattro tele il cui valore nella vendita all’asta è stato rilevante.

“Vaso con quindici girasoli” del 1889

Nel marzo del 1987 Helen Beatty, la nuora del finanziere inglese Sir Alfred Chester Beatty famoso per la collezione di papiri, mise all’asta da Christie’s a Londra l’opera; “Vaso con quindici girasoli. A comprarla fu il magnate giapponese Yasuo Goto, presidente di Yasuda Fire e Sompo Holdings, per 39,7 milioni di sterline.

Sempre nel 1987 toccò all’olio su tela di piccole dimensioni (71 × 93 cm) denominato “Iris” andare all’asta. La tela era stata acquistata nel 1891 dallo scrittore francese Octave Mirbeau per 300 franchi ed era uno dei primi lavori eseguiti da Van Gogh durante il ricovero all’ospedale psichiatrico di San Paul-de-Mausole a Saint-Rémy nell’anno precedente la sua morte.

“Iris” dipinto da Van Gogh nel 1889

Nel novembre del 1987, otto mesi dopo la vendita del quadro “Vaso con quindici girasoli”, il quadro finì all’asta da Sotheby’s a New York venduto da John Whitney Payson, il figlio dell’ereditiera statunitense Joan Whitney Payson, nipote di William C. Whitney e proprietaria dei New York Mets. A comprarlo è il controverso miliardario australiano Alan Bond per 53,9 milioni di dollari: cifre che lo collocò per tre anni in cima alla classifica dei dipinti più costosi mai venduti.

Nel maggio del 1990 uno dei due dipinti dedicati da Van Gogh al suo amico psichiatra dottor Gachet e intitolato “Il ritratto del dottor Gachet” andò all’asta da Christie’s a New York e venne

“Il ritratto del dottor Gachet” del 1890

aggiudicato per la cifra-record di 82,5 milioni di dollari al miliardario giapponese Ryoei Saito. Come in un giallo, negli anni successivi il dipinto scomparve e lo Städel Museum di Francoforte assunse persino un investigatore privato per ritrovarlo nella speranza di esporlo. Oggi la cornice originale, di proprietà del museo, è esposta vuota.

Nel novembre del 2022, infine, “Il frutteto con cipressi” fu battuto sempre da Christie’s ma a New York, in quella che per le cifre incassate è considerata l’asta del secolo, alla cifra record di 117,1 milioni di dollari.

“Il frutteto con cipressi” del 1888

Sembra una beffa ma la storia ci insegna che nell’arte accade spesso che un pittore non venga considerato in vita per poi avere, una volta scomparso, un successo commerciale e di critica che era mancato in precedenza.

Molti dipinti di Van Gogh sono andati perduti negli ultimi anni di vita dell’artista quando la solitudine, l’incapacità di essere compreso e la difficoltà di vivere la sua situazione avevano condotto Vincent più volte sulla soglia del suicidio.

Cosa che gli riuscì il 29 luglio del 1890, dopo due giorni dal ferimento all’addome.

 

Sulla morte di Van Gogh si sono avanzate anche alcune congetture che fanno pensare che non si sia trattato di suicidio ma nessuno è stato capace di produrre prove valide a sostegno di tale tesi. Sta di fatto che dopo sei mesi anche il fratello Thèo morì per i postumi di una malattia dopo essere stato ricoverato e dimesso da una clinica parigina specializzata in malattie mentali.

I due fratelli, legati in vita, conclusero la loro storia in pratica quasi contemporaneamente. Da quel momento nacque e s’accrebbe la leggenda del grande artista al quale oggi è dedicato il museo d’arte di Amsterdam dove è esposta la più vasta raccolta di dipinti di Vincent

 

 

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