Una squadra a immagine e somiglianza del suo allenatore
Il Venezia, tornato in massima serie tre anni dopo l’ultima volta, da inizio stagione lotta per conquistare a fine torneo un’ambita salvezza. La società lagunare, dopo la promozione ottenuta a giugno scorso ai play-off di Serie B, ha deciso di provare a raggiungere questo traguardo affidandosi alle idee di Eusebio Di Francesco, tecnico che da sempre garantisce alle sue squadre un’identità chiara fondata sull’aggressività e su un gioco piacevole, come fatto anche l’anno scorso a Frosinone, quando i gialloblù retrocessero con grande sfortuna per un gol subito dall’Udinese a pochi minuti dal termine dell’ultima giornata.
Accanto a elementi di esperienza giovani di belle speranze
Convinta della scelta fatta, la proprietà del Venezia ha affidato a Difra, il cui punto più alto della carriera è sicuramente la semifinale di Champions raggiunta con la Roma nel 2018, una rosa nella quale a giocatori di esperienza sono stati affiancati giovani emergenti di belle speranze da poter plasmare al meglio, come il portiere figlio d’arte Stankovic, messo fuori gioco qualche settimana fa da un brutto infortunio ma autore fino a quel momento di un’annata più che positiva, e come il talentino Oristanio, giunto dal Cagliari via Inter per affermarsi definitivamente come uno dei prospetti più interessanti del calcio italiano.
Il Venezia vince poco ma non è facile da battere
I lagunari, nonostante versino nei bassifondi della graduatoria con 19 punti e solamente tre vittorie all’attivo, sono comunque nell’ultimo periodo una squadra in costante crescita, e con ben 10 pareggi conquistati nel corso dell’anno si trovano ora a sole cinque lunghezze dal quart’ultimo posto del Parma, che vorrebbe dire salvezza. Le difficoltà da correggere, per Di Francesco, dovranno essere ora quelle legate alla difficoltà dei suoi ad andare in gol, considerando che i veneti sono con 23 reti messe a segno il peggior attacco del torneo al pari di Empoli e Monza, ma hanno una difesa meno perforata (42 realizzazioni subite) rispetto a queste ultime.
A gennaio dal mercato rinforzi in tutti i reparti
Merito della società lagunare, rispetto a quanto spesso accade in Italia con allenatori esonerati e sostituiti ai primi momenti di difficoltà, è stato quello di non mettere mai in discussione la fiducia a Di Francesco, nemmeno nei periodi più bui di questa stagione. A gennaio, anzi, il mercato ha portato in laguna uomini adatti al sistema tattico del tecnico abruzzese. Innanzitutto a Venezia è approdato Zerbin, prelevato proprio dal Napoli, divenuto inamovibile sulla corsia destra scalzando nelle gerarchie capitan Zampano, e poi il portiere Radu, per ovviare al k.o. dell’ottimo Stankovic, e il centravanti d’area Maric, sostituto del “Doge” Pohjanpalo, trasferitosi all’altra estremità d’Italia nel Palermo.
Una squadra che sa come mettere in difficoltà le grandi
Entrando nel dettaglio delle statistiche della stagione del Venezia, balza subito all’occhio come gli uomini di Di Francesco siano in grado di mettere difficoltà le cosiddette grandi, come dimostrano i recenti pareggi a reti bianche imposti dai lagunari ad Atalanta e Lazio. Allo Stadium, ad esempio, i veneti sono andati vicinissimi alla grande impresa, venendo raggiunti sul 2 a 2 dalla Juventus solamente nei minuti di recupero, e sia a San Siro con l’Inter che al Maradona col Napoli Oristanio e compagni sono stati sconfitti di misura, per 1 a 0, in partite in cui i più blasonati avversari hanno sofferto oltremodo per andare in gol.
Il “Penzo” arma in più per il Venezia di Di Francesco
Un fattore, per il Venezia, è sicuramente quello rappresentato dalle mura amiche del “Penzo”. In casa, infatti, gli arancioneroverdi hanno guadagnato 13 punti, più del doppio di quelli conquistati in trasferta, e nella classifica che tiene conto solo delle partite casalinghe i lagunari sarebbero ad oggi diciassettesimi, appena fuori dalla zona rossa delle ultime tre. Altro elemento da tenere in considerazione analizzando la squadra di Di Francesco, infine, è la capacità di quest’ultima di lottare fino al novantesimo e anche oltre, come testimonia il pareggio ottenuto sabato scorso a Como a tempo ormai scaduto.