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Vincenzo De Luca e il terzo mandato

La questione del terzo mandato non interessa solo la Campania, ma tutta la politica nazionale

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Non accennano a diminuire le polemiche sulla possibilità del terzo mandato per il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Dopo il ricorso presentato dal governo alla Corte Costituzionale contro la legge della regione Campania che prevede la possibilità del terzo mandato, il dibattito politico si è esteso inevitabilmente a livello nazionale coinvolgendo tutti i partiti, che come sempre tendono ad assumere posizioni strumentali alla difesa dei propri interessi.

La questione, infatti, riguarda anche la ricandidabilità , rispettivamente in Veneto e Friuli Venezia Giulia, dei Governatori Leghisti Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, schieratisi ovviamente (anche se con minor impeto) sulla stessa linea di De Luca.

E’ chiaro dunque che, visti gli opposti interessi dei partiti, anche facenti parte dello stesso schieramento, il tema del terzo mandato sia molto importante nel delineare e ridefinire i rapporti di forza tra governo e opposizione ma anche quelli esistenti tra gli alleati di centro-destra e quelli all’interno del PD e dello schieramento di centro-sinistra.

La nascita della norma sul limite al terzo mandato

A partire dal 1970 e fino alla riforma costituzionale del 1999 i presidenti di regione erano indicati dai consiglieri regionali, a loro volta eletti con voto proporzionale. Con la riforma del 1999 è stata invece introdotta l’elezione popolare diretta del presidente di regione da parte dei cittadini.

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

La legge contenente la norma sul limite dei due mandati è stata approvata nel 2004 su una proposta presentata dal governo di centrodestra di Silvio Berlusconi, approvata peraltro con una maggioranza trasversale. E’ da notare che tra i promotori della proposta c’era il Ministro per le Riforme Istituzionali dell’epoca Umberto Bossi, leader della Lega (allora Lega Nord), e cioè di quello stesso partito che oggi, per mantenere il controllo di Veneto e Friuli Venezia Giulia, si dichiara favorevole al terzo mandato.

Le reazioni all’introduzione della norma

La norma sul limite al terzo mandato, introdotta per bilanciare l’eccessivo potere che può derivare dal mantenere per lungo tempo una carica a elezione diretta, suscitò polemiche sin dalla sua introduzione.

L’attuale Commissario Europeo Raffaele Fitto, all’epoca presidente della Regione Puglia e facente parte dello stesso schieramento politico di Berlusconi, mostrando sulla questione una opinione completamente opposta a quella del suo attuale partito (FdI), dichiarò che “se una persona ha amministrato bene anche per due mandati può continuare a farlo. Non può essere una legge a stabilire se potrà proseguire o meno, ma soltanto gli elettori” … praticamente le stesse parole che utilizza oggi Vincenzo De Luca.

Roberto Formigoni

Roberto Formigoni

Ma anche altri presidenti di regione, come Formigoni in Lombardia e Ghigo in Piemonte, criticarono il limite del secondo mandato. E lo stesso sottosegretario del Ministero per le Riforme Istituzionali, Aldo Brancher, affermò che il governo aveva “forti perplessità sulla conformità costituzionale” dell’introduzione del limite dei mandati in quanto effettivamente poteva esserciil serio rischio di incostituzionalità della norma”. Per questo motivo evidenziò una possibile interpretazione in base alla quale la norma statale per avere efficacia doveva essere recepita dalle singole regioni.

Ed è proprio questa l’interpretazione a cui si rifà Vincenzo De Luca per sostenere la possibilità di candidarsi per il terzo mandato consecutivo.

La (dis)applicazione della norma

Negli anni la norma sul terzo mandato è stata spesso applicata, o per meglio dire disapplicata, in modi differenti.

La Lombardia e l’Emilia-Romagna hanno legiferato stabilendo che nel calcolo dei mandati non vadano considerati quelli svolti prima dell’introduzione della legge del 2004 e quelli non stabiliti dall’elezione diretta: in questo modo nel 2010 è stato possibile ricandidarsi sia a Roberto Formigoni del centrodestra (in carica dal 1995 e rieletto per il quarto mandato consecutivo) che a Vasco Errani del centrosinistra (in carica dal 1999 e rieletto per il terzo mandato consecutivo).

Luca Zaia

Luca Zaia

Nel 2018 anche il Veneto ha aggirato la norma con una Legge regionale che, facendo ripartire il conteggio dei mandati dal momento del recepimento da parte della regione della norma nazionale, ha di fatto consentito la rielezione nel 2020 del leghista Luca Zaia, in carica dal 2010, per il terzo incarico consecutivo. Stesso aggiramento della norma è stato effettuato nel 2023 dalla Regione Piemonte, ancora su iniziativa del centro-destra, per dare la possibilità all’attuale presidente Cirio di ricandidarsi nel 2029.

La tesi di De Luca

Vincenzo de Luca si rifà proprio a questi precedenti e, chiedendosi come mai solo nel caso della Campania il governo abbia deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale, parla di legge “contra personam” e afferma in conferenza stampa: “Perchè le loro leggi non sono state impugnate? In questo Paese la legge è uguale per tutti tranne che per me? In Veneto il terzo mandato è in corso, in Piemonte si va quasi al quarto mandato. Sulle Marche nemmeno si è intervenuti. E allora?”

E ancora: “Qui in Campania il Consiglio Regionale con grande responsabilità non ha approvato una legge per De Luca ma una legge per recepire il secondo mandato in modo da continuare il lavoro che abbiamo in corso. E’ vergognoso come sia stato calpestato il principio costituzionale della legge uguale per tutti”.

E a sostegno della possibilità di ricandidarsi De Luca porta proprio l’argomento sostenuto dai presidenti di regione in carica da più di due mandati: la norma del 2004 non è “autoapplicativa” ma per entrare in vigore deve essere recepita dalle singole regioni, cosa che la Regione Campania ha fatto con la legge regionale dello scorso novembre precisando che “ai fini dell’applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge”… praticamente la stessa scappatoia utilizzata da Zaia.

Gli interessi in gioco – il centrodestra

Rispetto alla situazione esistente all’epoca della rielezione di Zaia, però, il quadro politico è cambiato, come dimostrano le difficoltà ad ottenere la possibilità di rielezione da parte dello stesso Zaia e di Fedriga, entrambi leghisti.

I rapporti di forza nel centro-destra negli ultimi anni sono profondamente cambiati, con l’affermazione sempre più netta di Fratelli d’Italia a danno proprio della Lega, anche nelle regioni del nord.

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

In questa situazione è evidente che Giorgia Meloni abbia tutto l’interesse a mantenere il limite dei due mandati per evitare la candidatura di Zaia e Fedriga e presentare per il centro-destra alle regionali del 2025 in Veneto e Friuli Venezia Giulia candidati espressi da Fratelli d’Italia.

Da qui i contrasti e le tensioni tra alleati del centro-destra, che negli ultimi giorni stanno emergendo sempre di più nonostante le dichiarazioni di facciata dei rappresentanti dei partiti.

Gli interessi in gioco – il centrosinistra

E anche nel centro-sinistra il fronte dei contrari al terzo mandato, sebbene più compatto e guidato proprio dal PD di cui De Luca fa parte, registra le prime crepe.

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, evidentemente interessato in prima persona alla questione in vista dell’eventuale rinnovo del proprio mandato, ha dichiarato che la posizione del PD in materia gli pare “antistorica” e ha aggiunto: “Quello che chiedo è coerenza. Due mandati come limite sì, come avviene nei comuni, no come avviene in Parlamento e alle europee, o quando fanno comodo ? Quando si dice che i sindaci o i presidenti di Regione rischiano di avere troppo potere, non si capisce la vita che facciamo, non abbiamo tutto questo potere. C’è semmai il potere del cittadino elettore di mandarci a casa”.

Pier Luigi Bersani

Pier Luigi Bersani e Vincenzo de Luca

E lo stesso Pierluigi Bersani, evidentemente conscio che la intransigenza del PD rischia di consegnare la Campania nelle mani del centro-destra, in una dichiarazione recentemente rilasciata proprio a Napoli ha aperto ad una eventuale soluzione di compromesso affermando che si dovrebbe “prendere atto ragionevolmente della situazione. Anche il resto del mondo del PD deve prendere atto della situazione, della forza, della popolarità, dei risultati di De Luca, arrivando a intendersi in qualche modo. Il compromesso è una cosa nobile quando c’è di fronte una battaglia più grande”.

Interesse dei cittadini o dei partiti ?

Il quadro insomma è estremamente complesso, con le questioni normative e istituzionali che si intrecciano agli interessi politici e personali. Sarà la sentenza della Corte Costituzionale, attesa per la seconda metà di aprile, che dovrà chiarire i termini giuridici della questione e porre fine (almeno si spera) alle polemiche in atto.

Aldilà di quello che sarà l’esito della vicenda, è però sconfortante il fatto che i cittadini si trovino ad assistere come spesso accade ad un dibattito privo di coerenza, in cui le principali finalità di chi dovrebbe rappresentarli, e cioè dei vari partiti politici e dei loro esponenti, non sembrano certo essere quelle del perseguimento degli interessi degli stessi cittadini.

Purtroppo l’atteggiamento delle varie forze politiche, come si è visto spesso mutevole a seconda delle circostanze, pare volto invece a raggiungere l’obiettivo della conquista e/o del mantenimento di posizioni che soddisfino la convenienza e gli interessi degli stessi partiti e dei politici che ne fanno parte.