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Il voto femminile, dagli albori verso il futuro

L’anniversario della vittoria nella battaglia per il diritto al voto femminile, dalla Francia all’Italia, da ieri al domani

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È il 21 ottobre 1945, il giorno delle elezioni di una nuova assemblea francese, la prima del dopoguerra, e l’attenzione di tutti non è puntata solo su chi vincerà le elezioni, ma anche su chi sta andando a votare. Per la prima volta, infatti, al seguito dell’ordinanza emanata il 21 aprile dell’anno precedente dal Comitato francese di Liberazione nazionale, le donne possono votare.

Il voto femminile è un traguardo raggiunto dopo l’opposizione fatta nei secoli ai pari diritti, come dimostra la decapitazione di Olympe de Gougesper aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso” pubblicando il testo giuridico che invocava l’uguaglianza giuridica e legale tra i sessi nel 1791 “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, in risposta alla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”. Infatti le donne francesi, durante la rivoluzione francese, avevano persino marciato contro Versailles nel 1789 per costringere il re ad accettare la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” e, una volta accettata anche grazie al contributo femminile, la donna venne nuovamente relegata lontano dai diritti e dalla politica secondo le teorie di Jean-Jacques Rousseau che limitava la figura della donna nel ruolo di madre e sposa.

In Francia il timore che il voto delle donne potesse influenzare troppo in un verso o nell’altro il risultato, uno dei pretesti dietro cui ci si nascondeva per vietare il voto alle donne, è stato velocemente smentito dalla redazione di Le Populaire volle che dimostrò come le donne tendevano a dividersi nel voto, proprio come gli uomini.

L’anno successivo avverrà questa stessa conquista in Italia con le elezioni dei deputati dell’Assemblea Costituente il 2 giugno, dove le donne hanno potuto sia votare sia candidarsi.

Persino Papa Pio XII sostenne, contro lo stesso clero, il diritto delle donne al voto: “o​​gni donna, dunque, senza eccezione, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dovere di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione per contenere le correnti che minacciano il focolare, per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare e compiere la sua restaurazione.

Questo evento storico viene anche rappresentato nel film dello scorso anno di Paola CortellesiC’è ancora domani“. È palpabile nelle scene finali l’emozione delle donne che affollavano le strade, in fila al fianco degli uomini, per andare alle urne. Il bianco e nero della pellicola fa risaltare ancor di più il gesto del rimuoversi il rossetto dalle labbra per poter sigillare anonimamente le schede, requisito necessario per evitare l’annullamento della scheda.

Il gesto è non solo un segno del cambiamento in atto, che non sarà certo bloccato dalla “vanità” che rappresentava agli occhi maschili il rossetto, ma anche la citazione a un reale evento. Infatti il Corriere della Sera pubblicò quel giorno un articolo dal titolo “Senza rossetto nella cabina elettorale“, che invitava le donne a non indossare il rossetto prima di entrare al seggio, ma di portarlo con sé per “ravvivare le labbra fuori dal seggio“.

Prima del 1946 le donne italiane non avevano la possibilità di partecipare nella vita politica, essendo completamente ignorate dal Regno d’Italia, se non in rari casi come le donne lombarde benestanti, territorio sotto la dominazione austriaca, dove era possibile tramite tutori esprimere una preferenza a livello locale. Nel 1861 furono proprio queste ultime a portare alla Camera dei deputati del Regno d’Italia una petizione in cui rivendicavano il diritto al voto, definendosi cittadine italiane.

Oggi l’anniversario di questo grande traguardo ci ricorda come quelle battaglie abbiano cambiato completamente la storia mondiale, permettendoci di vivere un presente che le donne degli anni ’40 si azzardavano a malapena a sognare, dove una donna può essere a capo di un paese come l’Italia o la Germania, ma anche avere la possibilità reale di ricoprire il ruolo di Presidente degli Stati Uniti d’America.

Manca meno di un mese infatti alle elezioni americane e la sfida elettorale vede tra i suoi protagonisti una donna, per di più una donna di colore, che è pronta, proprio come le donne europee del dopoguerra, a combattere per i diritti femminili e sedere al posto che era forse il più lontano dalla posizione che ricoprivano le donne francesi ed italiane che hanno combattuto e vinto nella battaglia contro i pregiudizi maschili.