Tutto è cominciato la mattina del 5 marzo, o meglio tutto è cominciato con l’aumento dell’attività sismica, aggravata da una mancata pronta risposta delle istituzioni.
“Noi non vogliamo contare i morti” legge lo striscione esposto nella sede occupata e a cui fanno eco i numerosi manifesti sparsi per tutta Bagnoli. Questa frase è indicativa della frustrazione dei manifestanti perché richiama direttamente le parole molto criticate del capo del dipartimento della Protezione civile Fabio Ciciliano “La scossa di quinto grado, cadono i palazzi e
Gli attivisti di Bagnoli hanno deciso di occupare la Municipalità per cercare di provocare così una reazione delle istituzioni e una conversazione aperta ai cittadini, non dietro porte chiuse. Hanno infatti dichiarato che non lasceranno i locali occupati fino a quando le istituzioni coinvolte non organizzeranno un’assemblea aperta alla popolazione locale durante la quale venga chiaramente indicate le soluzioni messe in atto per far fronte a questa crisi.
Secondo i cittadini è anche preoccupante la cementificazione di Bagnoli, dove le zone rosse, che segnalano le zone ad alto rischio sismico, sono a pochi passi da dove si sta sviluppando un progetto di costruzioni, alberghi e strutture. “C’è qualcosa che non va” ha commentato Umberto Martellotta del Laboratorio Iskra.
La richiesta dei cittadini è che “venga convocato subito un consiglio monotematico sul bradisismo e sui terremoti che stanno colpendo i Campi Flegrei“, come ha spiegato Martellotta.
Inoltre viene chiesto il controllo a tappeto per edifici pubblici e privati, soluzioni alternative per gli sfollati, il blocco di mutui e affitti per chi ha subito danni, punti di raccolta nell’ex base Nato, assistenza alle persone fragili e il blocco della cementificazione dei Campi Flegrei. Le richieste degli attivisti sono state sintetizzate in un documento.